Anoressia, bulimia, binge eating: speranze di cura dal microbiota

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Il legame tra microbiota intestinale e disturbi del comportamento alimentare rappresenta un’area di ricerca promettente e in rapida evoluzione. Vediamo perché

I disturbi del comportamento alimentare, da qualche tempo rinominati disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA o DAN), rappresentano una sfida complessa per la medicina e la psicologia.

Le cure per chi soffre di anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) o altre patologie caratterizzate da difficoltà nel rapporto con il cibo e il proprio corpo necessitano di delicati interventi di equipe, a cui prendono parte psicologo, nutrizionista, psichiatra, medico internista o di altra specialità e, non di rado, pure fisioterapisti, infermieri, educatori e altre figure ancora.

La natura spesso cronica dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e il rischio di conseguenze gravi per la salute, fin letali, richiedono la massima attenzione.

Recentemente l’interesse della ricerca si è concentrato sul microbiota intestinale, l’insieme dei microrganismi che popolano il nostro tratto gastrointestinale, come potenziale fattore in grado di influenzare lo sviluppo e il trattamento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Si è infatti scoperto che il microbiota svolge un ruolo cruciale persino nella regolazione dell’umore, del comportamento e, più in generale, della sfera nervosa.

I miliardi di batteri, virus e funghi che compongono il microbiota comunicano con il sistema nervoso centrale attraverso il cosiddetto asse intestino-cervello, un sistema bidirezionale che coinvolge il nervo vago, il sistema immunitario e la produzione di neurotrasmettitori, quali serotonina e dopamina.

Oggi sappiamo che nei pazienti con DNA si riscontrano determinate modificazioni indesiderate (disbiosi) della composizione del microbiota. Nei soggetti con anoressia si osserva una riduzione della diversità batterica intestinale, con una diminuzione di microbi benefici come lattobacilli e bifidobatteri e, nel contempo, un aumento di specie pro-infiammatorie. Nei pazienti con bulimia, invece, si ritrovano alterazioni del microbiota che influenzano il craving, il desiderio impellente, verso cibi ricchi di zuccheri e grassi, con conseguenze sulla regolazione dell’appetito e dell’umore che sembrano rendere più difficile controllare gli episodi di abbuffata. Infine, in coloro che soffrono di binge eating disorder si riscontra una disbiosi simile a quella osservata nell’obesità, con aumento dei batteri associati all’infiammazione e a una maggiore estrazione di calorie dagli alimenti ingeriti.

Alla luce di tali evidenze, il riequilibrio del microbiota emerge come una strategia promettente per supportare il trattamento dei DNA. La manipolazione vantaggiosa del microbiota si attua grazie alla prescrizione di peculiari microrganismi probiotici chiamati psicobiotici (proprio per la loro capacità di influire sul cervello e sui disturbi psichiatrici), di prebiotici (sostanze che nutrono il microbiota) e di una dieta specifica, in particolare ricca di fibre, polifenoli e acidi grassi omega 3, per favorire la crescita di batteri benefici e ridurre l’infiammazione intestinale.

Sebbene siano necessarie sempre più approfondite conferme cliniche, gli interventi sul microbiota costituiscono già oggi interessanti soluzioni complementari ai trattamenti tradizionali, che contribuiscono a migliorare la gestione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e, nel contempo, il benessere psicologico e la qualità di vita delle persone che ne soffrono.

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