I disturbi del comportamento alimentare non sono solo legati al cibo, ma nascondono una sofferenza emotiva. Cerchiamo di capire come nascono, come intercettarli e curarli
di Valeria Camagni con la consulenza del dott. Stefano Erzegovesi (*)
Da dopo la pandemia i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono più che raddoppiati: secondo i dati del Ministero della Salute si è passati da 680.000 casi del 2019 a 1.450.000 nel 2022. Anoressia, bulimia, binge eating, però non sono solo un problema legato al cibo, ma espressione di una sofferenza più complessa, un dolore emotivo profondo che si esterna con un rapporto distorto con il proprio corpo, una richiesta di aiuto che va interpretata e accolta. Ne abbiamo parlato con Stefano Erzegovesi, medico psichiatra, nutrizionista e divulgatore scientifico, per cercare di dare strumenti utili di comprensione del fenomeno a genitori e nonni, allo scopo di intercettare i primi segnali della malattia.
Quanto contano social e video
«La pandemia ha sicuramente concorso all’incremento dei DCA sotto due aspetti: il primo è un effetto generico, legato alla solitudine provata dalla persone in quel periodo: è noto che la solitudine è di per sé un fattore di rischio per le malattie, sia fisiche (ad es. le malattie cardiovascolari) sia psichiche (ad es. la depressione); ma a questo va aggiunto un altro fattore, molto più determinante: l’uso massiccio di strumenti di comunicazione virtuale a cui ci ha costretto l’ isolamento per il Covid: dalla DAD, alle videochiamate fino o strumenti basati su una forte componente video come Instagram e TikTok, sono aumentate le ore trascorse davanti un video». Questo è un dato di fatto, ma l’aspetto che magari non consideriamo è che c’è na diretta correlazione tra il numero di ore passate davanti a un video, soprattutto davanti alla propria immagine a video, e l’insoddisfazione corporea.
«Quando guardo la mia immagine a video è come se io mi vedessi dall’esterno, non percepisco più il mio corpo a livello fisico ma è come se lo guardassi da fuori. Giudico il mio corpo come se mi fosse estraneo, così comincio a vedermi troppo grassa, oppure con le cosce grosse o la pancia grossa. La componente emotiva collegata al nostro vederci, distorce e amplifica l’insoddisfazione, e questa insoddisfazione corporea porta a un aumento fortissimo dei sintomi di disturbo alimentare, un tipo di disturbo che è cresciuto di oltre il 40% in pochissimi anni».
Colpiscono maschi e femmine
L’altro fenomeno che si è registrato è l’abbassamento dell’età di esordio dei DCA che va di pari passo con un uso sempre più precoce di smartphone e cellulari. «Questi strumenti ci espongono a sentirsi visti da migliaia di persone sui social, dove c’è una costante componente di giudizio sulla forma corporea e dove i canali di giudizio sono tossici” spiega il dott. Erzegovesi.
In più si sono diffusi altri strumenti virtuali come le App conta calorie, sempre più usate dai giovani e così si finisce per pensare sempre al cibo, il cibo diventa un pensiero ossessivo e diventa sempre più difficile percepire i segnali naturali interni di fame e sazietà. Si pensi anche a quei comportamenti molto diffusi tra i maschi adolescenti di attenzione spasmodica alla forma fisica (vigoressia) o di diete ferree, sono fissazioni che portano poi all’isolamento sociale. In questi casi non c’è l’ossessione per la magrezza, come succede per le ragazze che soffrono di anoressia, ma l’ossessione per la forma fisica e i muscoli forti. Alla base comunque c’è sempre un sentirsi inferiori, inadeguati. È comunque possibile guarire dai Disturbi Alimentari, solo ci vuole tempo: dai tre ai cinque anni, e la famiglia gioca un ruolo fondamentale nella cura.
Il ruolo delle famiglie
«Su questo punto vorrei sfatare un colossale equivoco e cioè che i disturbi dell’alimentazione siano causati da una cattiva relazione con i genitori e in particolar modo con la madre. Anni di letteratura scientifica hanno dimostrato che non è vero: quando si ha in casa un figlio che soffre di anoressia o bulimia è normale che i genitori siano ansiosi o che il ragazzo tenda ad avere una relazione conflittuale con i genitori; bisognerebbe invece chiedersi se mamme ansiose e invadenti e padri assenti siano la causa o la conseguenza dei DCA.
In queste patologie le relazioni familiari vanno sostenute e i genitori vanno incoraggiati e coinvolti nella terapia, non allontanati. Trattandosi di patologie complesse la cui cura si spalma nel tempo, è assolutamente necessaria la loro presenza.
alcuni segnali spia da non trascurare
Ma cosa possono fare i genitori o i nonni? Intanto stare attenti ai segnali spia che mandano i nostri ragazzi.
- Attenzione a tavola «Fate attenzione a come sta a tavola vostro figlio, se è troppo concentrato sul piatto, se ha perso la convivialità, il piacere di stare a tavola; se fa piccoli bocconi e sminuzza troppo il cibo».
- Sono perfezionisti? Spesso gli adolescenti che mostrano comportamenti eccessivamente giudiziosi per la loro età o perfezionisti, ad es. troppo severi con se stessi per i risultati scolastici, di fronte a un passaggio di crescita, a un cambiamento possono sentirsi a disagio e sviluppare un disturbo del comportamento alimentare.
- Dopo il pasto Fate attenzione se subito dopo mangiato il ragazzo o la ragazza vanno in bagno (spesso lo fanno per indurre il vomito) oppure se all’improvviso cambiano abbigliamento per mascherare le forme. Vanno tenuti sotto controllo tutti i fattori che sono collegati all’immagine corporea e alla preoccupazione di essere “grassi”.
- Gli sbalzi d’umore Alti e bassi umorali, irritabilità, cambiamento di craattere sono altri segnali da non trascurare. Una frase che sento spesso dire dai genitori è “sembra diventato un’altra persona”. Solo che spesso questi cambiamenti di carattere vengono scambiati per comportamenti dettati dall’adolescenza più che da un disturbo e diventa difficile intercettarli. In questo caso seguiteli nel tempo: se sono passeggeri, e passano dopo uno-due giorni, possono essere legati all’età, ma se si vede che persistono vuol dire che nascondono altro.
- Scarsa capacità di concentrazione Infine, bisogna ricordarsi che l’organo del nostro corpo che più risente del digiuno è il cervello, quindi scarsa capacità di attenzione e concentrazione, difficoltà a ricordare le cose nello studio sono tutte spie di un possibile deperimento fisico. Come anche la sensazione di avere sempre freddo.
Un nuovo protocollo di cura
Spesso la terapia per l’anoressia si è focalizzata sulla riabilitazione nutrizionale, ovvero si lavorava sul cibo e si chiedeva al paziente cosa avesse mangiato e cosa poteva aggiungere ai suoi pasti. Ma dal 2017, come spiega l’esperto, «è stato ufficializzato il metodo MANTRA (Maudsley Anorexia Nervosa Treatment for Adults) nelle linee guida inglesi per la cura dei Dca. Si tratta di un metodo che lavora tantissimo, oltre che sul la nutrizione, su cinque fattori emotivi e relazionali: il controllo del cibo, la gestione delle emozioni negative, la motivazione come stimolo al cambiamento, la flessibilità cognitiva e infine un atteggiamento meno critico verso se stessi!. ●
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