Voi come vivete il rapporto con i soldi?

Io pensavo abbastanza bene: nel senso che ci penso poco, non faccio dipendere le mie scelte dal denaro, non lo metto al primo posto. Ma l’articolo che pubblichiamo nel n 42 mi ha fatto venire dei dubbi. Senza entrare troppo nel dettaglio, vi dico solo che, di quattro profili sbagliati tracciati dalla psicologa, riesco a riconoscermi almeno in tre: perché la sola idea di pensare al denaro mi affatica, perché sogno che qualcun altro se ne occupi al mio posto, perche m’imbarazza chiedere aumenti di stipendio o, peggio ancora, farmi restituire un debito.

Sono senza speranza? Credo di no perché, come sempre, capire a che punto sei è indispensabile per migliorare.

Infatti ho capito che la mia semi-indifferenza nasconde qualcos’altro. Ha a che fare un po’ con la rinuncia a gestire qualcosa che, in realtà, ha una grossa importanza per me come per tutti (come ha detto Marilyn Monroe, “meglio piangere in Rolls Royce che su un sedile del metro ”), e un po’ anche con il sogno infantile che la fiaba finirà bene comunque. Che, anche se ci penso poco o niente, un genio della lampada farà moltiplicare i miei beni mentre dormo. O che vincerò al Superenalotto (senza neanche giocarlo). O che un ricco sconosciuto, lontanissimo parente mi lascerà un’eredità.

D’altra parte, conta anche come sei cresciuto. Io, con un papà che è sempre stato sicuro che avrebbe vinto al Totocalcio (l’equivalente anni Sessanta del Superenalotto) e che si divertiva a pianificare come spendere tutti quei soldi. Naturalmente non ha mai vinto, ma era bello lo stesso sognare con lui la vincita, sentirci sicuri che, prima o poi, sarebbe arrivata. E se si può vivere malissimo avendo montagne di soldi (avete presente quegli avari che si privano di tutto, pur non avendone bisogno?), un po’ di fantasia secondo me aiuta a vivere bene con il denaro che si ha, tanto o poco che sia.

Perché, alla fine, sono certa di una cosa: il rapporto che hai con i soldi, dipende da tante cose. Ma non è una questione di soldi