Mio padre era un grande egoista, voleva più di ogni cosa stare bene lui. Solo, non riusciva a star bene se prima non stavano bene anche gli altri.
Così si adoperava moltissimo per questo. Intorno a lui tutto fioriva (egoista sì, ma meglio se piglia così che alla Hitler). Ha passato la vita ad aiutare e rallegrare il prossimo. E ci si divertiva! Non si adattava allo scenario della vita, spostava i fondali, si identificava nei personaggi, e con arti da clown polverizzava i ringraziamenti. Era libero e cerimonioso. Appassionato dei complimenti, li dispensava alle persone più disparate. Era egoista, sì. Della felicità degli altri si nutriva, era la sua. L’ho capito nel tempo, e oggi specialmente, che l’unica ideologia è il bullismo, e un ragazzo va armato a casa della ragazza e spara ai genitori, oggi che l’altro viene negato, come se l’altro non fossimo noi. La gentilezza è l’egoismo più raffinato, e leggiadro, e benedetto.
Un amico, infastidito dall’amore che circondava mio padre gli chiese perché fosse così gentile, e lui rispose «È una cortesia che faccio a me stesso».
E oggi, appunto, che il mercato sta riducendo ognuno a una monade ringhiosa, quando trovo qualcuno che mi aiuta mi commuovo. Ho mandato dei fiori a un’impiegata delle poste che aveva fatto con grazia il suo dovere, mi ero felicemente commossa, in questa città (Roma) dove appena esci di casa volano i vaffanculo, e sono spintoni, e sono parolacce di un’umanità esasperata e incattivita dal traffico e dai disservizi.
Anch’io come mio padre ho scoperto il gusto barocco del complimento. Nella bruttezza del mondo, provo un piacere grande nel sottolineare i meriti, a volte persino in rima, di chi non vive contro il prossimo ma tenta l’armonia, di chi ti viene davanti col sorriso e non col coltello fra i denti. Attraverso gli elogi si prolunga un piacere-, che bellezza! «Complimentiamoci molto fra di noi» mi disse una volta un’amica, e io non capìi. Voleva dire, festeggiamoci. Fra miti, fra disarmati, fra obiettori di coscienza al grande massacro dello spirito che è il tempo nostro, il tempo del selfie, dove nella foto appaio solo io, e l’altro è cancellato, che noia! L’altro è l’aria che respiriamo. Scopriamo un bel gioco, permettiamoci il lusso della gentilezza. Siamo egoisti fino in fondo.
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