Dopo il terribile caso della dodicenne di Pordenone che ha tentato il suicidio a causa delle offese dei compagni, ho riflettuto molto sul bullismo.
Ho capito che è un fenomeno più diffuso di quello che sembra. E che coinvolge tutti.
Qualche mese fa, per esempio, io e mio marito abbiamo portato Elisa, nostra figlia di tre anni, ai giardinetti. Quando la piccola ha cercato di salire sullo scivolo, un gruppetto di bambine poco più grandi di lei le ha sbarrato la strada, dicendole in malo modo: «Lo scivolo è per le bambine grandi, non per te». Elisa non ha fatto una grinza ed è andata a giocare altrove, ma quelle bullette in miniatura hanno continuato a infastidire i piccoli che si avvicinavano allo scivolo.
Inutile dire che non c’era traccia dei genitori di quelle bambine.
Tornati a casa, io e mio marito abbiamo parlato molto di quell’episodio: possibile che bimbe di cinque/sei anni si comportino già da bulle? Come diventeranno da adolescenti? E le loro famiglie?
Forse non ci sono risposte per queste domande.
Di una cosa, però, sono sicura: il bullismo va combattuto con l’educazione e le sanzioni.
Parliamo di questo argomento sul numero di Confidenze di questa settimana nell’articolo È giusto che il bullismo diventi reato penale?
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