Era il 27 aprile 1965, martedì. Fu il giorno del big bang: libri da 350 lire (poco più di 20 centesimi degli attuali euri) in libreria e in edicola, davano origine a un ricchissimo universo librario in espansione.
Erano gli Oscar Mondadori, si presentavano come “libri-transistor”, volumi radiolina che valorizzavano il tempo libero con capolavori in “edizione integrale supereconomica”. Facevano compagnia “a casa, in tram, in autobus, in filobus, in metropolitana, in automobile, in taxi, in treno, in barca, in motoscafo, in transatlantico, in jet, in fabbrica, in ufficio, al bar, nei viaggi di lavoro, nel weekend, in crociera”, erano parole della pubblicità, ma dicevano il vero, soprattutto nella conclusione: “gli Oscar saranno sempre a portata di mano. Creati per un pubblico in movimento sono gli Oscar dei libri, si rinnovano ogni settimana, durano tutta la vita”.
Non c’è una virgola sbagliata, neanche oggi che i supporti per la lettura si sono moltiplicati anche fuori della carta, e lo conferma il nuovo corso degli Oscar. Da maggio innestano, sulle robuste radici, un rinnovamento introdotto da Ernest Hemingway (Addio alle armi), Roberto Saviano (Gomorra 2006-2016), Gabriel Garcia Marquez (Cent’anni di solitudine), Ray Bradbury (Fahrenheit 451). Quattro autori che prestano i loro capolavori – in edizioni rinnovate e aggiornate – per inaugurare le nuove offerte del marchio, che aggrega il catalogo intorno a Bestsellers, Classici, Saggi. Tre galassie per milioni di lettori, che vengono da lontano. E chi c’era, ricorda perfettamente, come per ogni grande evento, come ebbe il primo Oscar. Era Addio alle armi di Hemingway, che nella nuova iniziativa si accompagna a tre colleghi (e Fahrenheit 451 aggiunge valore simbolico all’iniziativa: i libri sono un valore immortale): lo comperai in una cartolibreria di via Tommaso Cannizzaro a Messina. Oggi vado in libreria (la Lirus, a Milano) e su Amazon. Ma resto affezionato al libro di carta. Sono convinto che tutti i libri sono uguali (anche su tablet). Ma quelli di carta sono più uguali.
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