Il dubbio è di quelli amletici che non trovano facilmente soluzione e fatalmente si tramandano di generazione in generazione: è giusto dire a un’amica una verità scomoda o è meglio tacere?
Tutto dipende naturalmente dal grado di “scomodità” di quanto si vuole spifferare: nei casi più comuni si tratta di tradimenti (il marito dell’amica beccato con un’altra al cinema, per esempio) o di un passato non proprio cristallino del nuovo fidanzato.
Già, ma come dire le cose senza ferire i sentimenti o peggio, passare per quella invidiosa della sua felicità?
Le regole dell’amicizia impongono di agire in funzione del bene della persona amica e quindi di essere sinceri fino in fondo. Ma quando si entra nella vita di coppia delle persone bisogna farlo in punta di piedi, per non mettere a rischio fragili equilibri. Meglio quindi secondo me, lanciare avvertimenti, mettere la cosiddetta pulce nell’orecchio, che non spiattellare in faccia la verità alla malcapitata di turno. Certo se poi l’amica è davvero incappata in un farabutto, allora non c’è molto tempo per tergiversare.
Nella storia “Il codice dell’amicizia“ raccolta da Luciana Scepi e pubblicata su Confidenze parliamo proprio di questo tema, e nella fattispecie di un truffatore seriale, più interessato al portafoglio delle sue conquiste, che alla loro avvenenza. Vi invito a leggere il racconto e soprattutto a dirci come vi comportereste davanti a una verità scomoda: (il marito di un’amica che le fa le corna, un fidanzato con un pedigree non proprio raccomandabile). Le direste tutta la verità o l’accompagnereste per mano per aiutarla a scoprirla da sola?
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