Ho cercato a lungo una frase da sottolineare e da virgolettare in corsivo come citazione. Cinquecentotrentacinque pagine e non l’ho trovata. Non ho trovato l’atmosfera da enucleare e aforismizzare, mi dispiace. Non ho trovato una sola parola o virgola di troppo.
Cambiando l’ordine degli addendi, tanto il risultato non cambia: non ho trovato una sola parola o virgola da poter eliminare da una sottolineatura che parte dall’incipit e termina con la chiusa. Tutto perfetto, tutto vero, tutto tremendo, tutto perfettamente applicabile ai nostri giorni, alle nostre esperienze quotidiane.
Australia. Estate. Uno splendido sole, un giardino perfetto: it’s barbecue time! Hector e sua moglie Aisha, insieme ai loro due figli, sono pronti ad accogliere amici e parenti. Manolis e Koula, i genitori di Hector, arrivati una vita fa nel continente baciato da oceani prodigiosi proprio dalla Grecia, terra antica, malinconica e sofferente. Il cugino Harry con la moglie Sandi e il figlio Rocco. Sua sorella Elizabeth con i figli Sava e Angeliki. Bilal e Shamira, due convertiti alla fede islamica, con i loro bimbi. Qualche collega d’ufficio di Hector. Connie, adolescente praticante nell’ambulatorio veterinario di Aisha, con l’amico Richie. Rosie e Gary con il piccolo Hugo. Anouk la sceneggiatrice aspirante scrittrice e il suo compagno di venti anni più giovane, Rhys, attore nelle serie tv.
Tutto sembra andare per il meglio. Il cibo è ottimo, le chiacchiere gradevoli, i bambini tranquilli. Tutti. O quasi. Tutti tranne Hugo, tre anni e una dialettica da quarantenne, sempre attaccato al seno della madre che lo allatterà vita natural durante, petulante, capriccioso, in una parola: odioso. E quando Harry, vedendo il piccolo assatanato alzare una mazza da baseball pronto a colpire il figlio Rocco di otto anni perché non ha ceduto ai suoi ricatti, lo solleva da terra e gli molla un sonoro manrovescio sulla piccola ed eterogenea comunità cala il silenzio.
È solo un attimo, però. Da quel momento una serie di eventi porterà alla superficie tutte le sedimentazioni e i segreti che differenziano, e accomunano, tutti noi.
Razzismi sottili e taglienti, tradimenti reiterati, rimpianti ulceranti, violenze domestiche, scheletri negli armadi, odio e falso amore. Affetto dolente e necessario. Vecchiaia vissuta indossando abiti da adolescente e impostando la voce in falsetto prepuberale. Mogli venerate e cornificate. Mariti sopportati e dimenticati tra le braccia di altri uomini.
Se avete letto e adorato e odiato per la crudezza con la quale vi hanno sbattuto di fronte alla vostra immagine senza romanticismi stucchevoli autori come Philip Roth, Don De Lillo, Jonathan Franzen e Mordecai Richler, se avete quarantanni e state adorando l’età della leggerezza perfetta o se li avete avuti e, quando ci ripensate, almeno un po’ vi vergognate, datevi uno slap (che in inglese è appunto lo schiaffo n.d.r) e poi svegliatevi. Anche se è tutto vero, purtroppo. Le cose stanno proprio come le racconta, divinamente, Tsiolkos.
Christos Tsiolkas, Lo schiaffo, Neri Pozza
Ultimi commenti