Gli ultimi 33 anni li ho passati a rispondere alle lettere sull’amore. Lo faccio ancora, su una rivista femminile, così, spesso le donne che incontro mi raccontano i fatti loro come a una parente. E io godo del privilegio di un’interminabile affabulazione sull’amore, che non mi stanca mai.
Questa la condivido con piacere, a beneficio magari di quelle che restano intrappolate con gli sposati piagnoni.
Eravamo a casa di un amico che gli reggeva il sacco quando metteva le corna alla moglie. Lui era seduto nudo con le spalle alla finestra. Parlava dolcemente, a cantilena, come chi dice il rosario: “In ufficio mi trattano male, mi pagano poco per quello che valgo, a casa ho due figli, una suocera isterica, mio cognato, tutti buone forchette, tutti a carico…e non parliamo delle tasse….Non ci ho i soldi per rimettermi i denti, ti sarai accorta che me ne manca uno per fortuna abbastanza in fondo… Mia moglie s’è portata dietro la madre dal primo giorno, stanno sempre a spettegolare contro di me, lei sembrava una ragazza gentilissima invece è una belva e la madre la mette su come se io fossi un nemico…mi stanno mettendo contro pure i figli, non mi rispetta nessuno, sono sempre stato sfortunato. Uguale a mio padre: la moglie (mia madre) è un’arpia e gli ha rovinato la vita, ma lui è un uomo saggio, e si è trovato un’amante che lo capisce, che non gli ha mai chiesto di lasciare la famiglia, lo aspetta, lo consola…si vedono una volta alla settimana da 38 anni. Mia madre alla fine l’ha scoperto, ma chiude un occhio: l’ha reso così noioso che è sollevata se un’altra se lo spupazza un po’ e glielo leva dai piedi ogni tanto. Mica come mia moglie, che invece, se ci becca ci ammazza a tutti e due”.
Io ero inginocchiata davanti a lui, con la testa fra le gambe, in un’attività che, non faccio per vantarmi, mi stava venendo benissimo. Mi sono alzata di colpo e gli ho detto: «Ho capito perché mi tieni la bocca occupata, così non ti posso rispondere».
«Ma come, mi lasci così?».
«Fuoriiii! Non ti voglio ascoltare per 38 anni. Una settimana m’è bastata».
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