“Gli dèi si innamoravano di noi. Ci volevano, ci inseguivano, ci corteggiavano. Ci ingannavano prendendo un altro aspetto, diventando tori, serpenti, nuvole, fiumi. Ci rapivano e ci punivano, anche. Comunque impazzivano per noi, per il nostro vivere così fragile, così caduco. Ci offrivano doni, ci blandivano, pur di averci. E in ogni caso, sempre, per amore, per pietà, per nostalgia, ci trasformavano.
A un certo punto gli dèi ci hanno abbandonati. O noi abbiamo abbandonato loro, decidendo di non crederci più. Ma loro, forse, non sono mai andati via, si sono solo messi un po’ da parte. Aspettano. E ci guardano. Continuano, in qualche modo che ci è invisibile, a occuparsi di noi, ancora con passione. Mi piacerebbe che s’innamorassero ancora di noi. Che avessimo ancora un potere di seduzione, fortissimo e inconsapevole”
L’amore è rapimento, è ombra, è fuga, è sguardo, è eccesso, è divieto, è viaggio, è segreto, è dono, è il mondo.
Paola Mastrocola torna nelle nostre case con un’operazione editoriale deliziosa, un viaggio alla ricerca delle radici dell’amore come lo sogniamo da sempre: l’amore divino, l’amore mitico, l’amore eterno. Ma compiendo questo viaggio accade qualcosa di inaspettato. Gli dèi, inarrivabili nella loro perfezione testuale, si mostrano come noi assetati di amore, come noi contorti dal dubbio, come noi pieni di nostalgia. Noi come loro o loro come noi? Quale amore è più grande e più complesso di quello di chi cerca nel proprio essere la scintilla dell’infinito, lo sguardo che accende il cuore, il momento che sigilla passato presente e futuro?
Eccoli tra le pagine, eccoli sdraiati accanto a noi, Orfeo e Euridice, Apollo e Dafne, Ero e Leandro, Teseo e Arianna, Apollo e Dafne. Ecco Calipso e Ulisse. Elena e i tanti cuori, il suo.
L’amore non guarda in faccia nessuno, l’amore straccia carte di identità e ti dice una cosa sola: chiamati come vuoi, a me non importa. Io non sono il Bene e non sono il Male. Io sono l’Amore. E gioco senza regole, ogni volta ne invento di nuove. Solo una cosa è certa: non sono fatto per chi non ha dentro uno spirito pronto a navigare in se stesso e poi altrove, mare, oceano, abisso, occhi, non conta. Ma andare, attraverso il tuo sangue, in quello di chi ami. È dolore e paura e rischio. È schianto. Vuoi?
Il mito non è lontano, non è assurdo, non è antico. Il mito è quel metro di vuoto vertiginoso e senza fondo tra la sicurezza della quiete e l’ardore del possibile, tra il controllo e il gesto celeste.
“Quando arrivò Ulisse, Calipso rimase abbagliata. Osservava i suoi riposi, i suoi tormenti. Lo guardava fare questa cosa che per lei era strana, e ammirevole: vivere. Avere un tempo che passa. Stando accanto a lui, s’innamorò della possibilità di avere anche lei una vita che va via. E provò a non essere più una dea, a consegnarsi al ritmo dei giorni”
Ogni storia d’amore è una lotta o un abbraccio tra mortali che dimenticano, per un attimo, la distanza tra cielo e terra, il senso del tempo, la relatività degli approdi.
Paola Mastrocola, L’amore prima di noi, Einaudi
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