L’autrice si presenta: Sono Elvira Tonelli, ho 35 anni, sono sposata e ho due bimbi, Aurora e Manuel. Lavoro come impiegata nell’azienda di famiglia e, nel tempo libero, amo leggere e scrivere! Ho già pubblicato alcuni romanzi e il mio ultimo lavoro è un libro per bambini dal titolo Farfalla Arcobaleno, edito da Primalpe, in cui racconto la storia di una farfalla allegra e curiosa che vive in un bosco incantato e incontra vari personaggi, tra cui l’ape Dea, lo scoiattolo Crock e la bambina Carlotta! Qui, la sua storia vera
È domenica, ma questa mattina il suono della sveglia ci ha messi in piedi alla solita ora. Al contrario degli altri giorni, però, il risveglio è dolce e colmo di aspettative! Già… perché oggi andremo a camminare in montagna. È da quando ero ragazzina che non mi sono più cimentata in lunghe passeggiate sui monti. Da quando mi sono sposata le mie abitudini sono cambiate, mio marito non ha mai amato molto fare trekking, inoltre la pigrizia ha preso il sopravvento.
Non so perché abbiamo optato per una domenica diversa e, per noi, inconsueta, ma sento che sarà una giornata perfetta!
Dopo un’abbondante colazione carichiamo gli zaini in macchina con qualche panino e indumenti da utilizzare in caso di freddo e maltempo e partiamo per raggiungere Macra, un piccolo paesino occitano della valle Maira da cui parte il percorso che abbiamo scelto per oggi. Insieme a noi il frutto del nostro amore: due meravigliosi bimbi di due e quattro anni che ci tengono allegri e che non ci danno un attimo di tregua, ma senza i quali ci sentiremmo vuoti, incompleti.
Il viaggio di una quarantina di minuti scorre velocemente e, man mano che ci avviciniamo alla zona scelta, osserviamo il paesaggio che da pianeggiante si fa collinare e, infine, montuoso. La strada che percorriamo è stretta e piena di curve, nonostante ciò è rilassante.
Parcheggiata l’auto e zaini in spalla ecco che ci accingiamo a intraprendere il Sentiero dei Ciclamini, così chiamato in quanto lungo il percorso si trovano dei ciclamini che, in piena estate come ora, fioriscono dando un tocco di colore al verde dominante del bosco.
Già dai primi passi è subito incanto! Un leggero venticello ci accompagna e la dolce melodia del fiume Macra (che ha dato il nome al paese) che ci scorre accanto rende il momento surreale.
Intorno a noi un tripudio di elementi della natura ci inebria gli occhi e il cuore! I bambini sono meravigliati ed eccitati da tutto ciò che li circonda: pigne sparse in terra che, prontamente, raccolgono e mettono nello zaino per portare a casa e utilizzare a fare qualche bel lavoretto, foglie sul sentiero dalla forme più svariate, rami di ogni dimensione, sassi, fiori, formiche che – come se nulla fosse – con le loro zampette minuscole vanno alla ricerca di scorte per l’inverno che arriverà, grilli e cavallette che saltellano da un fiore a un filo d’erba e da lì a un ramo, farfalle variopinte che, leggiadre ed eleganti come solo loro sanno apparire, paiono danzare sulle note della natura armoniosa. E poi l’odore inconfondibile del bosco, un odore di muschio, di funghi, di terra umida.
Si respira una sensazione di appagamento incommensurabile! E non posso non pensare agli alberi che, giornalmente, vengono abbattuti per lasciare spazio a edifici, capannoni, case, aeroporti e chi più ne ha più ne metta. Gli alberi sono la nostra vita, ciò che ci permette di respirare, ciò che ci aiuta a purificare l’aria sempre più inquinata. Eppure noi uomini siamo diventati così cinici ed egoisti da pensare soltanto più a noi stessi, al nostro benessere, alle nostre comodità, senza renderci conto che distruggendo la natura distruggiamo noi stessi.
Continuando il nostro cammino vediamo alcuni asinelli pascolare in un prato e, poco più avanti, tre graziose caprette che, disturbate dal nostro vociare, curiose, si avvicinano e ci osservano. Intanto alcune nuvole innocue sorvolano il cielo sopra di noi creando sul sentiero un delizioso gioco di ombre e di luci.
Passo dopo passo raggiungiamo una borgata all’apparenza abbandonata con case in pietra.
Ci addentriamo all’interno di questo piccolo villaggio! Che meraviglia! Saranno non più di una decina di case, una vicina all’altra, costruite con pietre e una piccola chiesetta. Peccato sia tutto lasciato a se stesso!
Quanto sarebbe bello far rivivere luoghi come questi, che riportano alla mente l’autenticità della vita passata quando ogni giornata era scandita dai ritmi della natura; quando ci si svegliava al canto del gallo e, dopo una pesante ma soddisfacente giornata nei campi, ci si ritirava all’imbrunire stanchi, ma felici e appagati; quando ci si rispettava l’uno con l’altro; quando tra vicini ci si aiutava nei lavori più difficili e pesanti e quando si viveva con ciò che la natura poteva offrirci, rispettandola.
Mi fermo e rifletto su come potesse essere la vita in questa borgata. Immagino i bimbi che scorrazzavano liberi e tranquilli per le stradine e per i sentieri dando sfogo alla loro fantasia che, al posto di trascorrere il tempo con gli occhi incollati allo schermo del cellulare o del televisore, inventavano storie, giochi, che non avevano tempo di annoiarsi, che osservavano gli adulti mentre svolgevano i lavori quotidiani, davano loro una mano al bisogno. La giornata scorreva troppo veloce, tante erano le cose che si potevano fare! Oggi, invece, la maggior parte dei ragazzini vive un’esistenza apatica, senza stimoli o, forse, troppo stimolante ma del tutto vuota e priva di senso.
Sarebbe impensabile, al giorno d’oggi, tornare a quei tempi, anche se una via di mezzo tra quello che era e quello che è sarebbe la soluzione ideale.
Ritorno con la mente al presente e raggiungo marito e figli che, nel frattempo, mi avevano distanziata e proseguiamo fino a raggiungere la sorgente del fiume che ci ha accompagnato per tutto il percorso. Un’acqua limpida, cristallina ci appare sotto gli occhi. Immergo le mani e sento una freschezza che mi accarezza il corpo e l’anima.
Ci fermiamo nell’area pic-nic vicina a mangiare i panini e ci rilassiamo. I bambini con rami e pietre inventano un gioco e io osservo ciò che mi circonda, osservo la mia famiglia e un sorriso sereno si dispiega sul mio volto. Una brezza fresca ci avvolge e il dolce movimento delle foglie ci culla in una sensazione di appagamento!
Sentivo la necessità di ritrovare me stessa a contatto con la natura. La vita di tutti i giorni, si sa, è altrove, con altri ritmi, mille incombenze, orari da rispettare, impegni in agenda. Tutto ciò, spesso, ci rende nervosi, stressati, arrabbiati con il mondo intero.
Un po’ quanto stava accadendo a me. Ultimamente sono sempre imbronciata e mi sembra che ciò che mi circondi non mi basti più, come se mancasse sempre un pezzo del puzzle per rendermi felice, come se la routine fosse diventata un peso. Eppure certe scelte si fanno una volta sola e sono per sempre. Da moglie e, soprattutto, da madre non posso permettermi certi azzardi. Sono consapevole che, in certi momenti, occorra fare delle rinunce anche importanti, dei sacrifici non indifferenti. E sono anche consapevole che, spesso, la felicità c’è, non va ricercata chissà dove, ma si può trovare nelle cose semplici, vicino a noi.
Oggi posso dire di aver ritrovato un po’ della felicità e della spensieratezza perse chissà dove e chissà quando. La natura che ho respirato in questa giornata mi ha aiutata a riprendere il contatto con me stessa, a staccare la mente, a fare il pieno di energia.
I pensieri che hanno attraversato la mia mente, la rilassatezza che ho provato, il benessere ritrovato, spero rimangano immagazzinati a lungo dentro me!
Stanchi, sudati, ma felici come non mai ritorniamo alla macchina, consapevoli tutti quanti – bambini compresi – che una giornata nel bosco come quella di oggi dovrà essere ripetuta a breve!
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