“Le illusioni funzionano meglio della realtà”.
È così che i libri si rivelano al mondo e ai lettori, attraverso frasi che hanno il potere di scolpirti una verità nell’anima.
23 di Simona Colaiuda è il paradigma dei castelli di sabbia che costruiamo nella nostra mente. L’autrice, scrittrice non per professione ma per vocazione, mette al servizio della propria penna, della propria serenità descrittiva, un bagaglio importante di conoscenze psicologiche con il quale affronta molti (labili) punti fermi della nostra contemporaneità.
La storia di Ilaria comincia da lontano, come la storia di ognuno di noi. Comincia dal primo sguardo che la donna che un giorno sarebbe diventata nostra madre si è scambiata con l’uomo che un giorno sarebbe diventato nostro padre. Non siamo fatti solo di dna biologico, abbiamo ossa, carne e sangue impastati di e da intenzioni, sogni, mancanze, vuoti a rendere. Ilaria è nata il giorno in cui Vittoria e Leone si sono scelti e poi ancora ogni giorno, fino a quello del suo primo vagito. È nata ancora il giorno in cui è morto il suo fratellino Samuele e, con lui, lo sguardo vivo, acceso, di mamma Vittoria.
Simona Colaiuda ci prende per mano e con grande attenzione e senza fretta narrativa, senza piegarsi alle regole commerciali dell’industria culturale, ci accompagna nel museo di arte astratta dei mandati familiari, spesso sconosciuti, nodi scorsoi che bloccano la crescita e soffocano la libertà individuale.
L’adolescenza di Ilaria, il primo amore, Giacomo, che è delizia e croce scheggiata, la tragedia della nostra instabilità emotiva che ricopriamo di zucchero filato. Il matrimonio con Andrea, l’amore scontato, quotidiano, che diventa tinta grigia, una foschia che impedisce di vedere, e apprezzare, il reale; una gravidanza irraggiungibile e idealizzata, la fuga nei social network, il ritorno di un passato che ci ha schiaffeggiate e al quale rendiamo tutti gli onori. Sullo sfondo, colonna sonora indesiderata, le parole di papà Leone: “Ilaria, le persone non cambiano, cambiano i luoghi, cambiano i tempi. Ma le persone restano sempre le stesse. Se ti sembrano diverse è perché le stiamo guardando attraverso un’altra finestra”.
Il libro della Colaiuda è uno schiaffo. Svegliarsi è faticoso, alzarsi e uscire fuori dal sogno anche.
Ma siamo preziosi. Non dimentichiamolo. Abbiamo diritto alla felicità. Non stato, ma costruzione. Faticosissima. Non dimentichiamolo.
“I rimpianti lasciano una poetica tristezza nell’anima, i rimorsi no.
I rimorsi la sporcano, l’anima”.
Simona Colaiuda, 23, 13 Lab
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