Questa settimana, ispirandomi a un articolo che trovate sul numero di Confidenze in edicola adesso, vi propongo un tema tosto: La felicità è a portata di mano (se sai dove cercarla). Provo a spiegarvi come la penso, partendo dal trito e ritrito, ma sempre efficace, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Ecco: a me rende molto più felice credere che questo benedetto bicchiere sia pronto per essere riempito, invece di trovarmelo lì, già zeppo fino all’orlo. Non fraintendetemi: non sono votata allo spirito di sacrificio né alla fatica a tutti i costi. Semplicemente, ciò che mi permette di svegliarmi alla mattina con il sorriso sulle labbra e il cuore leggero è avere un progetto a cui dare forma. Magari stupidissimo, come prendermi un caffè con un’amica in un bar che non mi piace neppure tanto. Ma se la nuova giornata è scandita da un programma, io sono felice.
Sapere che i miei figli si sono svegliati contenti, andare d’accordo per più di tre giorni consecutivi con il mio fidanzato, sciare sulla bella neve sotto il sole a palla, vincere una partita di backgammon contro qualcuno più bravo di me sono alcune mie fonti di felicità. Ma di quelle che durano poco (a parte la gioia dei miei figli, che mi fa saltellare garrula sempre e comunque, ogni nano-secondo). E se molti sostengono che la felicità è un attimo, io penso che sia invece nostro dovere cercare di trasformarla in un atteggiamento costante nei confronti della vita.
Non è un caso, quindi, se tento di mettere entusiasmo in (quasi) tutto quello che faccio. Cerco di adattarmi a (quasi) tutte le situazioni. Mi faccio incuriosire da (quasi) tutte le persone nuove. E sono pronta ad accettare (quasi) tutte le proposte. Ovviamente mi becco anche dei pacchi clamorosi, ma li infilo nella valigia dei ricordi che un giorno mi faranno ridere, anche se sul momento sono tragedie.
Fino a oggi è andata così. La vita mi ha riservato tante (tantissime) cose belle, ma anche sconquassi, crolli, punti d’arresto e colpi bassi di ogni genere, alcuni dei quali mi hanno davvero messa alla prova. Eppure, eccomi ancora qui. Con sempre addosso la stessa voglia di non arrendermi e di continuare a inseguire la felicità. Perché, ho capito, farlo mi rende felice.
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