«Pochi di noi possono sinceramente sostenere di aver mantenuto intatte le amicizie dell’infanzia o dell’adolescenza». Lo dice lo psichiatra Vassilis Matiadis nell’articolo L’amicizia dura per sempre? che trovate sul numero di Confidenze in edicola questa settimana. Be’, con grande onore e ben più di una punta di orgoglio, vi comunico che io appartengo a quei “pochi di noi” e me ne vanto.
L’Amica con la A maiuscola fa parte della mia vita da quando abbiamo sei anni. La seconda A, invece, è un po’ meno maiuscola, ma semplicemente perché ci siamo incontrate la prima volta quando io di anni ne avevo “già” 10 (e lei 8). A loro, poi, nel tempo se ne sono aggiunte altre, che per me sono diventate come una cuccia. Tant’è che, a dispetto di quello che afferma Matiadis, non ci sono stati scossoni, cambi di abitudini, gioie e tragedie che ci abbiano mai allontanate, anzi.
Parlandone una volta con un altro psichiatra (il mio: se mi legge, buongiorno doc!), mi sono sentita dire che sono molto fortunata. All’inizio pensavo che tra me e lui, il pazzo fosse lui. Poi, pensandoci (il bello dello psichiatra è che ti fa riflettere molto di più di quello che faresti se non ci andassi) mi sono resa conto che aveva ragione: per me è sempre stato normale essere circondata da persone così care, ma se mi guardo intorno non lo è per tutti.
Sarò banale, eppure appartengo alla categoria convinta che chi trova un amico trova un tesoro. E lasciarselo scappare è come farsi rubare la moto quando ci sei in sella: se lo permetti è solo perché sei un vero idiota. Lo stesso, probabilmente, lo pensano le mie amiche (quelle vere e consolidate), come me “impegnate” nel non incrinare i nostri rapporti. Facilissimo con la prima di cui vi ho accennato, lo è un po’ meno con la seconda (la cosa è reciproca, sia chiaro). Ma la nostra strategia è, negli ovvi momenti in cui non ci sopportiamo, allentare frequentazioni e telefonate. Dopodiché il riavvicinamento (da ormai quasi mezzo secolo) è sempre lo stesso: una delle due chiama. L’altra, vedendo il nome sul display, pervasa da un senso di vittoria mormora tra sé e sé un tronfio “Visto?”. Poi risponde ed entrambe (di solito in contemporanea per cui senza neppure ascoltarci) ce ne diciamo di tutti i colori, urlando come ossesse. E alla fine, stremate e rauche, siamo amiche come prima. E non di più, perché in effetti non ce ne sarebbe il modo.
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