C’è un portafortuna che funziona

Cuore
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Dall’editoriale del n. 1 di Confidenze, un augurio per voi   

 

Alzi la mano chi ogni anno, in questi giorni, non pensa a munirsi di un portafortuna. Qualcosa di rosso, un cornetto,  una chiave, un campanellino per passare la mezzanotte; del sale sotto al cuscino; frutta secca, melograno, lenticchie, uva, datteri in tavola; un oggetto di vetro da buttare dalla finestra… L’elenco potrebbe essere infinito, insieme alle affascinanti – spesso antichissime – origini di tutte queste tradizioni. Che funzionino o no, fa niente, e poi, in fondo, è solo un gioco. Io ne sono sempre stata una addicted fin da quando ero bambina, e ripeto gli stessi riti tutti gli anni con l’aggiunta di qualche nuova nota scaramantica: un oggetto che per qualche motivo nel vecchio anno mi ha dato l’idea di parafulmine, il biglietto di una persona cara, uno gnomo-pupazzetto. E se ogni volta riconosco di non credere davvero in questi attivatori della fortuna, comunque non ci rinuncio. Almeno, così è stato fino al passaggio dal 2016 al 2017 quando qualcosa è cambiato. Ovvero, ho capito che esiste un portafortuna che funziona veramente. Qualche giorno prima di Capodanno dovevo incontrare Simonetta, una giovane, grande amica di mia madre (che lei definiva «un’altra figlia»). Dopo la scomparsa della mamma, fra noi si è sedimentato spontaneamente un forte affetto indotto, un legame profondo, e per me vederla è sempre di enorme conforto. In una vetrina avevo adocchiato un braccialettino in velluto rosa con un fermaglio in oro: l’ho visto subito su di lei e l’ho comprato senza pensarci un attimo. All’appuntamento, quindi, gliel’ho dato e lei, a sua volta mi ha allungato un pacchettino. Conteneva una collanina in argento e piccole pietre dure… rosa! Abbiamo pensato che fosse una strana coincidenza aver scelto entrambe qualcosa di piccolo, da portare addosso e, soprattutto, rosa. Nell’anno nuovo mi aspettavano grandi cambiamenti: ero molto in ansia, e quel giorno dopo averne parlato insieme, mi sentii più serena, più forte.

Non ho più tolto quella collanina che mi ha accompagnato attraverso un percorso davvero complicato (anche per un surplus emotivo) e felicemente concluso. So che anche Simonetta porta sempre il braccialettino rosa e mi auguro che abbia per lei lo stesso “potere” della mia collanina. Che, alla fine, è sempre l’unico che funziona: il potere dell’amore. Buon 2018 a voi, con amore. 

Confidenze