Vi riproponiamo sul blog “Diversamente Innamorato” di Francesca Colosi. Pubblicata sul n. 42 di Confidenze, è la storia più votata della settimana. Una nostra lettrice, Marisa, scrive sulla pagina Facebook: “Mentre leggevo, mi immedesimavo, pensavo: se al posto della madre di Giorgio ci fossi stata io, come avrei reagito?”.
Storia vera di Franca B. raccolta da Francesca Colosi
Giorgio è stato un ragazzino vivace e sereno, pieno di amici e di interessi. Si è distinto negli studi pur dedicandosi con entusiasmo allo sport e all’amata chitarra e le ragazze gli morivano dietro.
Il telefono di casa, nove volte su dieci, squillava per lui. Sua sorella Sara, più grande di quattro anni, se ne lagnava benevolmente e forse era un po’ invidiosa.
Giorgio aveva anche fondato una band di musica rock: un paio di volte a settimana provavano in cantina. Mi piaceva ascoltare l’energia che ci mettevano.
Quando conseguì la laurea con il massimo dei voti, mi sembrò la conclusione naturale di una carriera scolastica brillante. Presto arrivò anche un lavoro prestigioso presso un importante gruppo bancario internazionale.
Giorgio, ormai economicamente indipendente, andò a vivere da solo e trovai la sua decisione giusta e normale. Certo, mi mancava, come mi mancava Sara, che intanto si era sposata. Tutto, però, rientrava nell’ordine naturale delle cose e dovevo essere felice che i miei ragazzi avessero trovato la loro strada.
Il mio Giorgio si era fatto veramente bello. Bruno, occhi verdi, il colorito leggermente olivastro e un corpo statuario. Mi piaceva guardarlo quando si concentrava sugli accordi della sua chitarra corrugando la fronte.
Nonostante qualche flirt fugace, Giorgio non si era mai fidanzato, non aveva stretto un legame forte con una ragazza. Pensavo che non volesse impegnarsi troppo presto e approvavo questa scelta. Accadde però che quando gli accennai che mi sarei aspettata qualche novità sentimentale, Giorgio mi sembrò riluttante se non infastidito. Mi sentii invadente. Pensai che Giorgio era un uomo ormai e aveva il diritto di fare le sue scelte nei modi e nei tempi che riteneva opportuni.
Qualche giorno dopo, invece, fu proprio lui a tornare sull’argomento e lo fece con estrema naturalezza. Mi parlò di Federico.
Giorgio parlava, parlava, la sua voce era pacata e sicura. Raccontava di un incontro, di un’amicizia, di un amore. Raccontava di sentimenti, di affetti e di condivisione, di programmi comuni, di una vita in comune. Ma stava parlando di lui e di un altro uomo!
Una persona splendida, diceva. Sensibile e colta. Amante della musica e dell’arte. Si erano innamorati e stavano vivendo una storia d’amore che li rendeva felici. Era una relazione seria e per questo avevano deciso di informare le famiglie.
Non capivo. Di cosa stava parlando, Giorgio? Mi stava dicendo di essere gay? Come, perché? E io non mi ero accorta di niente?
Ero destabilizzata. Balbettavo nel tentativo di sostenere dignitosamente una conversazione a cui non ero assolutamente preparata.
Mi ero sempre proclamata una donna aperta e senza pregiudizi, ma ora che mio figlio mi comunicava di essere innamorato di un altro uomo tutte le mie certezze crollavano. Non era più un’idea astratta, era una realtà, una realtà che mi riguardava direttamente.
Guardavo il mio ragazzo che conoscevo come un maschio. Cos’era che gli faceva desiderare un corpo simile al suo? Come poteva accostarsi a una persona del suo stesso sesso? Mi attraversò un vago senso di ripulsa. Accadde anche che immaginai mio figlio nella posizione dell’amplesso tra due uomini. Lui dominava o veniva dominato? Ero triste.
Dunque, senza che me ne rendessi conto, era successo: mi ero omologata a quella massa ottusa che avevo sempre disprezzato, ero simile a quelli che ridono dei froci, dei “culattoni”, dei “ricchioni”, dei finocchi. Mi ero avvicinata a chi dimentica che quella diversità non altera l’intelligenza, la cultura o la sensibilità.
Credevo veramente che tutti i preconcetti sugli omosessuali fossero frutto di una mentalità gretta e incivile. E allora perché le parole di Giorgio mi arrivavano come pugni nello stomaco? Ero confusa.
Pensai anche a come lo avremmo detto a suo padre, lo stesso che aveva manifestato una gioia contenuta alla nascita della femmina, ma era esploso di felicità all’arrivo del figlio maschio. Il figlio maschio che per mio marito rappresentava il sesso superiore, quello virile, il suo stesso sesso. Mio marito si era sempre vantato di questo figlio per la prestanza fisica e i successi nello sport, trascurandone intelligenza, sensibilità e capacità gestionale nel lavoro. Come l’avrebbe presa? Come avrebbe reagito?
E la gente, i parenti, gli amici? Che commenti avrebbero fatto? Ridacchiando alle nostre spalle o compatendoci per la disgrazia?
Altro che aperta: ero una donnetta che, invece di preoccuparsi della felicità del proprio figlio, temeva i commenti delle comari da cortile.
Con il cuore che batteva forte e una gran voglia di piangere, abbracciai forte mio figlio e lo strinsi al petto come quando era bambino. Non ero io quella persona orrenda che era affiorata per un attimo. Era la parte peggiore di me: mi stavo preoccupando del commento degli altri. Era arrivato il momento di tirare fuori il mio senso civico, il mio raziocinio.
Mio figlio era il ragazzo meraviglioso di sempre. Semplicemente, era anche omosessuale.
Naturalmente mio marito prese malissimo la notizia. All’inizio, rifiutava l’idea, vaneggiava di cure psichiatriche e di terapia riparativa, ripetendo sino allo sfinimento che non avrebbe mai accettato di vedere nostro figlio accanto a un altro uomo. Non voleva neanche parlargli. Aspettava soltanto che lui si ravvedesse per seppellire la questione definitivamente. Tipico atteggiamento di molti uomini che, incapaci di affrontare la realtà, preferiscono negarla. Sapevo però quanto mio marito fosse legato a Giorgio e speravo che il tempo lo avrebbe aiutato a superare il trauma. Così, lentamente, rabbia, delusione e rifiuto hanno lasciato il posto all’affetto. Tutto il buono e il bello che appartengono a nostro figlio hanno spazzato via il buio dell’oscurantismo, i luoghi comuni nei quali noi genitori, senza volerlo, eravamo precipitati.
Non abbiamo sbandierato ai quattro venti quello che riguardava la sfera privata del nostro ragazzo, ma non l’abbiamo neanche nascosto. Non abbiamo richiesto né temuto più di tanto il parere degli altri. Per fortuna, ci siamo presto resi conto che eventuali commenti poco graditi di amici e conoscenti non avrebbero contato niente per noi. Giorgio è sempre innamorato del suo Federico e i due ragazzi vivono sereni una vita normale fatta di lavoro, amici, viaggi e naturalmente amore. Abbiamo conosciuto Federico e gli abbiamo voluto bene. Lui è l’uomo di cui nostro figlio è diversamente innamorato. Diversamente, ma di certo innamorato.
Nel frattempo, Sara ha avuto una bambina e Giorgio e Federico sono zii affettuosi e presenti. La nostra era ed è rimasta una bella famiglia. Abbiamo subito un terremoto, qualcosa che ci ha costretto a fare i conti con noi stessi, e che però non è riuscito a destabilizzare la montagna d’amore che tutti insieme abbiamo orgogliosamente costruito.
Ultimi commenti