Figli: quando è ora di lasciarli andare

Cuore
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La storia vera della nostra lettrice Mara D'angeli ripropone un vecchio dilemma: per crescere figli responsabili è meglio concedere più o meno libertà?

Tenere i figli sotto una campana di vetro, forse li protegge dai pericoli, ma spesso non li aiuta a crescere e a diventare adulti responsabili. È la triste verità che noi mamme dovremmo sempre tenere presente quando soffochiamo con le nostre ansie il desiderio d’indipendenza dei nostri ragazzi.

In questi giorni per esempio, sono chiamata a decidere sull’opportunità di mandare mio figlio dodicenne in vacanza studio in un college inglese. Lui non muore dalla voglia di partire (l’idea di andare a scuola in vacanza, anche se solo per un paio di settimane, non lo riempie di gioia) e io mi sono fatta venire una caterva di dubbi e ansie: “è ancora troppo piccolo, e se poi lo mettono in camera con altri ragazzini stranieri con cui non si trova bene? E se le insegnanti che accompagnano i ragazzi non vigilano abbastanza e li lasciano uscire la sera? E se sta male e gli succede qualcosa?”.

Così, di se in se sono arrivata alla decisione che sia meglio rimandare l’esperienza all’anno prossimo, quando sia lui che io forse saremo più pronti ad affrontare il distacco.

Eppure leggendo la storia vera Lasciami Volare inviata da una nostra lettrice, Mara D’angeli e pubblicata su Confidenze, mi sono convinta che non è eliminando i pericoli alla fonte che proteggiamo i nostri ragazzi dagli sbagli, né crescendoli alla stregua di soldatini ubbidienti pronti solo a soddisfare le nostre aspirazioni scolastiche e sportive.

A un certo punto bisogna dargli fiducia e non serve ripetere, come facevano i nostri genitori: «noi abbiamo fiducia in te ma non l’abbiamo negli altri», bisogna lasciarli andare, certi di aver dato loro gli strumenti per capire quali sono le situazioni da evitare per non cacciarsi nei guai.

Mi ha colpito la frase della protagonista, Clelia, quando dice della figlia: “Ha preferito tenersi tutto dentro piuttosto che affrontare un mio sguardo di rimprovero”. Ecco io spero tanto di non fare così, di imparare ad accettare le imperfezioni di mio figlio, così come mi auguro lui accetti le mie di madre.

 

Confidenze