I giorni felici di Teresa Ciabatti

Cuore
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Dall'autrice seconda classificata al Premio Strega con "La più amata", uno spietato ritratto dell'Italia televisiva anni 60

“A soli sei anni Sabrina Mannucci sapeva suonare il violino, scrivere, leggere (libri per adulti e giornali), cantare; conosceva arie di operette, autori e titoli dei più importanti romanzi dell’Ottocento; era in grado di sommare, sottrarre e moltiplicare cifre a tre zeri (la divisione invece era una vera scocciatura); possedeva una collezione di francobolli di cui sapeva illustrare anno, città e disegno. E poi c’era quel dono: lei sentiva che tempo avrebbe fatto il giorno dopo. Per la verità, era stato il padre a metterglielo in testa, suggestionato dalla storia di Rosa Kulesheva, una piccola russa che aveva fatto parlare di sé il mondo intero per le sue capacità paranormali. Quella domenica Sabrina indossava il vestito delle grandi occasioni: di lana blu col corpetto arricciato a nido d’ape. Sotto, le scarpe col cinturino nero e la calzamaglia bianca. L’occasione era la visita di Clotilde Orlandi, una vecchia zia del padre di passaggio a Roma. Per questo si erano riuniti tutti: papà, mamma, nonna, Roberto, Barbara, zio Claudio, zia Anna e i cugini, Luca, Matteo e Gabriele, tre individui molto maleducati a cui lei non rivolgeva parola («Papi» aveva spesso notato, «come sono stupidi loro»)”.

È stato pubblicato nel 2008 un vero e proprio manuale che descrive alla perfezione un tipo di patologia non rara emersa intorno alla fine degli anni ’60 nell’Europa del Centro Sud e in particolare in Italia. Un Paese antico ma giovane nella sua nuova forma che da monarchica, dopo una guerra disastrosa e un referendum un po’ Pinocchio, si faceva Repubblicana e quindi, in ipotesi, democratica.

La patologia di cui il manuale tratta ruota intorno a un certo tipo di figura genitoriale, a un certo tipo di maltrattamento dell’infanzia a lungo descritto facendo ricorso a termini come ‘cocca di papà’, ‘luce degli occhi sempre di papà’, ‘fidanzata di papà’, etcetc.

Il manuale parte con la sua narrazione metaforica nel 1977. Siamo a Roma. Sabrina è, lo abbiamo letto nel brano che ho riportato, splendida, talentuosa, unica. Suo padre, si chiama Riccardo, è convinto si tratti di un vero prodigio della natura e non solo. Lei è il suo viatico per il successo, a differenza dei due figli maggiori, quasi degli errori, Roberto e Barbara. Riccardo è funzionario dell’Ufficio del Personale in Rai e il suo sogno è solo uno, far sì che Sabrina arrivi alla ribalta sul palcoscenico più amato dal pubblico, quello dello Zecchino D’Oro.

Di cosa accadde in quell’anno e delle ricadute che i tre ragazzi Mannucci subiranno il manuale tratta facendo un balzo di 30 anni. Siamo nel 2007. Riccardo sta per morire.

Come sempre mi fermo. Il resto dovete scoprirlo voi.

Il ‘manuale’ di cui vi sto parlando è un romanzo di Teresa Ciabatti, talentuosissima svisceratrice delle più scomode sfaccettature umane (vedi anche la recensione di La più amata, secondo classificato al premio Strega 2017).

Storia di una famiglia, storia della televisione che in Italia vuol dire quasi storia del Paese, storia di un sogno, di cadute e nostalgie, di dolore sordo.

Un libro magnifico.

Teresa Ciabatti, I giorni felici, Mondadori

 

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