Contro il vizio dannoso di sbandierare l’amore (quelli che corrono a gridarlo in tv o in rete, poi si lasciano tutti) vi avevo parlato della favola di Amore e Psiche, che mette in guardia gli amanti dal pubblicizzare la loro felicità. Lì la fanciulla Psiche si vanta del suo amore suscitando la gelosia di Venere, e rischierà di perderlo.
Rivedendo il film Ultimo tango a Parigi, mi sono accorta che è la versione moderna di quella storia. Parigi, 1970. Un uomo e una ragazza si incontrano per caso in un appartamento vuoto da affittare. Lui è Marlon Brando, al colmo del suo fascino di maledetto. Lei è Maria Schneider, una ragazzina dai mille ricci e dal seno esplosivo. Subito, senza una parola, c’è fra loro una bruciante scena di sesso. Lei sta per dire come si chiama, lui la ferma: No, qui non ci servono nomi. I due affittano l’appartamento, per continuare a incontrarsi da sconosciuti. Meno sanno uno dell’altra, più la loro intimità cresce. La scena più famosa è quella del burro, che Brando usa per sodomizzare la sua Psiche.
L’amore dura finché dura il patto, e fanno tutte le corbellerie celestiali degli amanti. Ma poi, è Amore-Brando che spezza il gioco. È così innamorato che ora vuole sapere tutto di lei, la vuole nella vita, la vuole tutti i giorni, la vuole per sempre. Lei ci rimane male: è un brutto scherzo. Ma come, eravamo in un cielo tutto nostro e poi diventiamo normali, casa- matrimonio- figli- conoscere i parenti?
Ahimè, Amore s’è scordato che solo il velo lo protegge, vuole che tutti lo sappiano, che il legame diventi ufficiale, e le racconta finalmente di sé. Il quotidiano irrompe nel mito, lo disintegra. Nella vita lui è un poveraccio, lei una borghesuccia snob e classista. Appena scopre il posto del suo amante nella scala sociale – lui gestisce un albergo equivoco – lo guarda dall’alto in basso, ed esclama, derisoria: «Un maitre d’hotel!», col bovino disprezzo che fa intuire nelle sue forme innocenti la signora stronza che è destinata a diventare.
Lui:«Voglio vivere con te». Lei: «Dove, nel tuo bordello?» e lo respinge. Lui insiste. Lei gli spara. Amore muore. L’identità si sovrappone al mistero, lo annienta. L’identità porta al delitto. L’identità è il delitto.
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