Nell’articolo Sì, sono invidiosa (su Confidenze in edicola adesso), la psicologa intervistata afferma che questo brutto sentimento, secondo lei molto diffuso, può essere trasformato in un amico.
Il primo passo, però, è saperlo riconoscere.
Leggendo, la prima cosa che mi sono chiesta è cosa intenda l’esperta con “riconoscere”. Se dovessi descrivere me stessa, infatti, nel più sincero e dettagliato elenco dei miei difetti non metterei mai l’aggettivo “invidiosa”. Questo significa che lo sono, ma non riesco proprio ad ammetterlo?
L’ho pensato ma, per fortuna, un dato mi ha rincuorato: in realtà, a provare invidia è soltanto il 30% della popolazione. Meno della metà. Quindi, potrei davvero rientrare nel gruppetto di coloro che non soffrono per successi e gioie altrui.
Per esserne certa, come da consiglio della psicologa ho provato a riflettere seriamente e vedere se riuscivo a “riconoscere” eventuali moti di invidia. Lo sforzo, però, non mi ha portata da nessuna parte.
Anzi, ha confermato il mio forte desiderio di essere circondata da gente felice e realizzata, poiché le cose che vanno alla grande rendono tutti più allegri e simpatici. Ed ecco il motivo per cui, invece di rodermi, accolgo con entusiasmo i traguardi raggiunti da chiunque.
Certo, se a fare bingo siamo io e le persone a cui voglio bene è ancora più bello. Ma quando tocca a chi non mi piace e magari reputo completamente inetto, sono comunque contenta. Perché dichiara che abbiamo tutti una possibilità.
Insomma, se detesto gli invidiosi un buon motivo c’è. Sempre acidi, astiosi e pronti a criticare, oltre che irritanti penso siano troppo impegnati a guardare il prossimo senza concentrarsi su loro stessi.
Un errore clamoroso che li porta a vivere da schifo nonostante sia arcinoto: la vita non propone mai una sola direzione. E visto che oggi va bene a me, ma domani a te, perché farsi il sangue amaro quando il momento di salire sul piedistallo è di un altro?
Da considerare, poi, c’è un fatto importante: la gloria di un terzo può essere una medicina per noi. Al proposito, ricordo un (mio) brutto periodo accanto a un’amica che se la passava meravigliosamente. Ma se io avevo sempre il muso lungo e lei sprizzava gioia da ogni poro, andavamo d’accordissimo.
A lei, felice oltre misura, faceva piacere condividere giornate strepitose. Mentre la sua radiosità aiutava me a credere che il sole era lì, lì, pronto a splendere di nuovo anche nella mia vita.
Ma torniamo a ciò che sostiene la psicologa: l’invidia può essere trasformata in un’amica. Ne sono convinta anch’io. Basta imparare a viverla come uno stimolo. Oppure, sfruttarla per individuare i segnali che ci manda.
Mi spiego meglio: quando vedo donne che lavorano con l’entusiasmo degli esordi, raccontano i loro viaggi come se fossero Marco Polo, cucinano piatti da chef stellati, praticano sport e sono in formissima, guadagnano una barca di soldi, vanno a mostre, eventi e hanno una cultura da curatore super richiesto, anziché astio provo ammirazione.
Ma il vero punto è che il loro successo mi dichiara due cose importanti. La prima: nessuno mi impedisce di emularle. La seconda: a volte essere up o down non dipende da noi.
Succede, per esempio, nelle questioni di cuore. Nelle quali puoi mettercela tutta, ma se lui non ti vuole, non ti vuole. E non ci sono santi.
Ecco, allora, che consiglio a chi è innamorato di non perdere tempo prezioso invidiando gli altri. E a chi è in crisi, di osservare con benevolenza le coppiette tutte picci picci. Perché fanno sperare nel futuro.
Ultimi commenti