“Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, poiché le parole le immiseriscono – le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare”.
Gordie, Chris, Vern e Teddy. Castle Rock e l’estate del 1960. L’estate dei dodici anni.
Quattro amici ‘per sempre’ e i lunghi pomeriggi polverosi passati nella piccola casa costruita sull’olmo. I giochi di carte, le promesse, i progetti, i fumetti da leggere e le prime sigarette passate di mano in mano. E poi prendere la strada, un sentiero già indicato dai binari di un treno da sfidare. Vern ha sentito dire da suo fratello maggiore Chris che c’è un cadavere, nascosto in un dirupo accanto alla ferrovia. Ray Brower, un loro coetaneo, era uscito per andare a cogliere mirtilli. Ma a casa non era tornato mai.
Il cammino verso il corpo da scoprire, verso la morte da guardare negli occhi, dura un giorno e una notte di cose mai dette che, complice un buio pesto e una luna amica, trovano accoglienza, ascolto. Ognuno di loro porta nel cuore un dolore, una disattenzione. Dodici anni sono pochi, per essere uomini. Non bastano più, per essere bambini. A quell’età fa male, tanto, essere diversi (Vren e i suoi kg in più); fa male sentire che la famiglia non è forte e contenitiva (Chris); fa male tuo padre, veterano – vai e lotta per la tua Patria! -, rinchiuso in manicomio (Teddy); fa male tuo fratello che non c’è più, il gelo sceso in casa (Gordie).
Quell’estate tutto si perderà, anche l’ultima goccia di innocenza rimasta nel sangue. E quando comincerà l’autunno tutto cambierà. Le strade dei quattro amici si separeranno.
Del racconto (contenuto in Stagioni diverse) non vi dico altro. Posso solo dire che Rob Reiner ne fece un film che resta un cult strepitoso (Stand by me) con un River Phoenix e un Richard Dreyfuss indimenticabili.
Chiunque abbia avuto, e perso, un amico. Chiunque abbia avuto dodici anni. È per chiunque la poesia assoluta di Stephen King.
Stephen King, Stagioni diverse, Sperling&Kupfer
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