Il danno di Josephine Hart

Cuore
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Il libro di Josephine Hart che ispirò l'omonimo film di Louis Malle è un giro vorticoso di psicoterapia ad urto

“C’è un paesaggio interiore, una geografia dell’anima

ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita.

Chi è tanto fortunato da incontrarlo è a casa.

Alcuni lo trovano nel luogo di nascita; altri possono andarsene, bruciati, da una città di mare, e scoprirsi ristorati nel deserto. Per qualcuno è la ricerca dell’impronta di un altro.

Fossi morto a cinquant’anni sarei stato un dottore, e un uomo politico affermato. Uno che aveva fatto la sua parte, e che era stato molto amato dalla moglie e dai figli.

Ma non sono morto nel mio cinquantesimo anno. E ora poche persone, tra quelle che mi conoscono, ritengono che questa non sia stata una tragedia”.

Ci sono libri ai quali è impossibile aggiungere una parola di più e che ti si prendono tutto. Anima, cuore, attenzioni, lacrime. Ci sono personaggi creati dalla fantasia di una mente elegante e spietata che lo sai, ti riconosci, è la tua storia, è il tuo danno. Stephen Fleming e Anna Banton. Riconoscersi. Oltre i ruoli. Sono tua. Sei mio. Ci uccideremo. Ma nessuna vita desiderata può salvarci. Nessuna. Il desiderio è il sogno, la vita il suo carnefice.

La trasposizione cinematografica del romanzo, diretta da Luis Malle, una delle poche che io abbia mai amato tanto quanto le pagine scritte, ci ha regalato un Jeremy Irons indimenticabile, camaleontico, divorato dall’estasi, dall’amore, dalla disperazione.

Non voglio raccontarvi la trama. Se non la conoscete già, no. Posso e voglio solo dirvi che in poco più di 160 pagine la Hart riesce a ritrarre il senso della vita e della tragedia di tre generazioni. Poche pagine e la perfezione di ogni carattere, di ogni volta che il passato ha ipotecato il futuro. La famiglia, il successo, i figli. La violenza domestica. L’altrove di uno sguardo che ci strappa la maschera, le mani che tornano a sentire, la verità maldestra che non ferma, non placa. La solitudine passionale di ogni incontro estremo. L’amore micidiale. E il ritorno al punto di partenza, da chi un giorno ci ha salvato.

“Ho subìto un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere.

Sono stata un dono fatale.

Sono stata il dono del dolore che cercavi tanto ansiosamente, la massima ricompensa del piacere.

Abbiamo trovato in ogni passo la lingua del nostro pianeta perduto.

Tu avevi bisogno del dolore. Era il mio dolore che agognavi”.

Un giro vorticoso di psicoterapia ad urto.

Non abbiate timore. Dannatevi gli occhi e il cuore.

 

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Josephine Hart, Il danno, Feltrinelli

Confidenze