Lo so che sono troppo vecchia per fare la groupie. Ma se Daniel Day Lewis venisse da queste parti sarei capace di rischiare la polmonite, dormendo in sacco a pelo davanti al suo albergo, nella speranza di vederlo un istante alla finestra. Nel suo ultimo film, Il filo nascosto, di P.Thomas Anderson, farebbe innamorare anche i sassi. E il suo ruolo non è mica quello simpatico di quando era l’eroe pellerossa dai capelli al vento e il passo di antilope nell’Ultimo dei Mohicani— bello da restarci secchi. Ne Il filo nascosto è un nevrotico attempato stilista inglese degli anni 50, dispotico, ossessionato dai rituali sempre uguali, per mantenere il controllo assoluto sulla sua vita e su quella altrui. Affascinante ma insopportabile, con la sorella-governante-padrona che è la guardiana dell’harem, e licenzia le amanti di lui appena si ribellano alla sua maniacalità e alla sua freddezza. I due fratelli sono uniti anche dalla memoria malsana della madre morta, che è il vero amore di lui, il culto della quale viene alimentato dalla sorella. Un sera, in un ristorante di paese, lui, una star, incontra Alma, una timida cameriera, la porta a vivere nella sua fastosa casa-atelier, e la promuove modella e amante.
Le premesse sono fiabesche, lì per lì sembra un rapimento da principe azzurro. Invece ha delle sfumature da Barbablù, e la sorella, gradevole come un pugno in un occhio, ci mette del suo. Ma Alma è un osso durissimo, più duro di loro, il suo amore è terribile, come la sua volontà di dominio. Comincia un braccio di ferro fra i due amanti. Lei è gelosa della principessa che s’è fatta fare da lui l’abito da sposa, e per vendicarsi delle attenzioni di lui verso la nobile fanciulla, lo avvelena con dei saporitissimi funghi. Ma non a morte: lo fa stare solo molto male, e dopo averlo indebolito per averlo in suo potere poi lo cura, e gli diventa indispensabile. Ma la lotta è appena cominciata. Continua con colpi bassi da ambo le parti, e lei afferma di nuovo il suo possesso con un altro avvelenamento.
E lui prende gusto a quel gioco sadomaso, attraverso il quale lui e Alma diventano una cosa sola. La sorella viene neutralizzata: Alma è riuscita a vincere anche il fantasma della madre, diventando una madre più temibile del suo ricordo. Sono uscita dal cinema scossa da quella forma di amore estremo, alla maggior parte di noi così lontano, eppure a suo modo grandioso nell’assoluto della sua funesta cattiveria.
(Ringrazio con un inchino Guya Soncini che mi ha imposto di vedere questo film).
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