Al mio identikit che ormai sto tracciando post dopo post, aggiungo un nuovo (e inquietante) dettaglio: quasi a livello patologico ho paura di buttare via la vita. No, tranquille, non sono drogata marcia né alcolista all’ultimo stadio. Semplicemente, sento sempre l’irrefrenabile bisogno di fronteggiare ogni giornata di sole con il motore al massimo, per il terrore di sprecarla. Quindi, l’arrivo dell’autunno è un traguardo che mi permette finalmente di prendere fiato e riposarmi fino alla prima neve. Morale, questa stagione che molti detestano e considerano malinconica, per me è come un meraviglioso pulloverone di cashmere in cui avvoltolarmi e poi stare lì, a fare niente se non godermi il teporino.
Visto, però, che fondamentalmente sono una nevrotica, è chiaro che completamente in panciolle non ci rimango neppure nel più uggioso dei novembri. Ma siccome la voglia di uscire è poca (anzi, zero considerando che anche col freddo mi muovo in moto) l’apoteosi è rintanarmi in casuccia, aspettando gli amici a cena. E nonostante i miei menù non siano prelibati come quelli proposti nel servizio Autunno, tempo di inviti (su Confidenze in edicola adesso) le serate non vanno mica male.
Qualcuno, a volte, mi chiede chi me lo faccia fare di avere spesso ospiti. Ma preparare una pasta e inventare un’insalata sempre diversa (i secondi sono la mia disperazione e non li propongo mai) per me è uno sforzo minimo che dà soddisfazioni a mille. Anche perché il bello delle cene casalinghe rispetto a quelle al ristorante è che i ritmi li scandiscono padroni di casa e invitati. Nel senso che a volte si va a letto presto e altre tardissimo, a seconda dell’affiatamento della compagnia di turno. Mentre in un locale, comunque sia e chiunque ci sia, l’arrivo del conto mette la parola fine allo stare insieme.
Se a questo aggiungiamo che chi ospita è il regista della serata ed è nelle sue piene facoltà mettere in tavola solo quello che più gli piace e condividerlo esclusivamente con le persone che più gli piacciono, va da sé che quando mi calo in questo ruolo ho la tracotante certezza di mangiare bene in ottimissima compagnia, divertendomi pure un sacco. La soddisfazione è tale, che lavare i bicchieri e scrostare le pentole che non ci stanno in lavapiatti, dopo che tutti se ne sono andati mi sembra un’altra festa.
Ultimi commenti