“Vi è anche chi riesce a indurre qualcuno a innamorarsi di lui o di lei, ma in questo caso non si tratta di amore ma di una contraffazione, abbastanza frequente peraltro: la seduzione. Il termine è formato dal pronome sé e dal fonema duzione, che viene dal verbo latino ducere, condurre, per cui la se-duzione è la conduzione dell’altro verso di sé, atto supremo di narcisismo che sfrutta come un parassita la sete di amore dell’altro. L’amore vero è l’esatto opposto, è la conduzione di sé verso l’altro, la riconduzione all’altro di tutte le nostre energie, così da abbattere la statua dell’ego e dilatare l’anima per crearvi all’interno una radura accogliente. Perché si possa parlare propriamente di amore, l’ego deve venire inciso, ferito, lacerato, e poi aperto, tirato, disteso”.
Piccola filosofia dell’amore, questo il sottotitolo di questo bel saggio scritto dal teologo più discusso e conosciuto d’Italia, Vito Mancuso. Filosofia, amore per la scienza, per il sapere. Amore per l’amore, in questo caso.
Mai come in questi giorni di festa i sentimenti tornano prepotentemente a farsi sentire e ad amplificare il loro calore: bella e speciale è la presenza fisica di chi amiamo, tremenda la loro lontananza.
Eppure tante sono le domande che oggi tutti ci poniamo e per assurdo nel periodo che ci vorrebbe per definizione e folclore tutti più buoni diventiamo invece più estremisti: allora ecco che il vecchio adagio “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” torna a farsi sentire con insistenza portando spesso a scissioni e abbandoni.
La famiglia è cambiata, le nuove composizioni chiedono un’attenzione diversa e una diplomazia del cuore che faccia leva sull’intelligenza e sulla accettazione delle scelte di chi amiamo.
Dice bene Mancuso, amare è tendere il proprio essere come un abbraccio che coinvolga l’altro, lo faccia sentire compreso e non al servizio delle nostre esigenze e dei nostri desideri egoistici.
Possa essere questo un Natale sereno per chi ama con coraggio e verità, per chi dedica la propria vita a progetti comuni. L’autore, che da giovane è stato anche sacerdote e che oggi condivide la sua vita e la sua fede con la moglie e i loro due figli, ci accompagna con sapienza e chiarezza di scrittura in un cammino al di là della morale puritana che ci porta a comprendere molte sfaccettature della più difficile e straordinaria impresa umana: la relazione d’amore, la sua origine, la sua evoluzione, la sua possibile fine.
“Io penso che una vera storia d’amore tra due esseri umani si distingua da tutte le altre avventure o relazioni occasionali per la presenza di questo preciso elemento, la stima. A una grande storia d’amore non basta la passione del corpo e del sentimento, occorre sempre anche la passione dello spirito o dell’intelligenza che è la stima. La stima è la devozione dell’intelligenza. E non ci può essere integrale devozione del corpo, se prima, e durante, non c’è devozione dell’intelligenza”.
Vito Mancuso, Io amo, Garzanti
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