La legge sull’omicidio stradale farà da deterrente?

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Confidenze racconta la storia di una madre che ha perso il figlio ventenne in un incidente con la macchina. La legge sull'omicidio stradale appena approvata servirà a fermare le stragi?

Con 3.385 morti all’anno l’Italia è ancora il Paese con il maggior numero di vittime in tutta l’Europa dei 28. Gli ultimi dati Istat disponibili relativi al 2013 mostrano che le vittime degli incidenti stradali sono diminuite del 9,8% rispetto all’anno precedente. Purtroppo però il nostro resta il Paese con il tasso di mortalità più elevata per milione di abitanti: 56,2 contro una media europea di 51,2.
Da poco è stato approvato il ddl sull’omicidio stradale, che si spera faccia da deterrente: è prevista una pena massima di 12 anni nel caso in cui si procuri la morte guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe. Ed è previsto anche il ritiro della patente fino a 30 anni.

Di omicidio stradale parliamo sul numero 23 di Confidenze nella storia vera raccolta da Tiziana Pasetti “Giuseppe e l’arcobaleno nei suoi sogni”  dedicata a Erina Panepucci, madre di Giuseppe Magnifico, morto a 22 anni in un incidente stradale.

pasetti
Credo che nessuna parola possa descrivere lo strazio di una madre che perde un figlio, e a maggior ragione in una disgrazia. Vi voglio ricordare l’episodio a cui assistetti tanti anni fa, mentre ero in vacanza in Sardegna. Una mattina, mentre facevo la spesa al piccolo emporio del villaggio, entrò una signora, evidentemente habituée del posto, che venne subito salutata con affetto da un altro turista avventore. La conversazione che in breve scaturì tra i due non passò inosservata a nessuno degli astanti: la donna raccontava di una festa tenutasi la sera prima con tanti amici per “ricordare Roberto”. Riuscii a captare solo poche parole, tra cui queste: «Pensi che quella sera mi aveva detto non ti preoccupare mamma, non farò tardi, e andremo piano».
Mentre lei parlava, attorno a noi calò un improvviso silenzio, le poche persone in fila alla cassa attutirono il loro vociare, ammutolendo in segno di rispetto, perché il dolore di quella madre era così vivo e presente nel racconto della disgrazia, da indurre anche noi sconosciuti a un attimo di silenzio, di pietas per quella giovane vita spezzata. Mai come in quella situazione toccai con mano il dolore totalizzante di una persona.

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