“Avete presente quando la vita e il lavoro vi portano a girare il mondo come una trottola, permettendovi di conoscere decine di persone interessanti? Ma ogni volta torni a casa, nella città che è ormai tua, stanco e provato, e ritrovi l’amica di sempre. La persona che è stata la tua compagna di giochi, d’infanzia … Ecco, quest’amica e complice stasera è qui, con noi. È una donna che io ho sempre avuto vicino e per cui non ho mai avuto il coraggio di confessare a me stesso di provare qualcosa di più che dell’affetto di lunga data“.
Leggendo questo brano della storia vera Un compleanno e un matrimonio, di Guglielmo Pizzinelli, (la trovate su questo numero di Confidenze) mi sono sentita catapultata indietro a più di venticinque anni fa, quando il lavoro di giornalista per il nascente settore dell’informatica italiana, mi portava a partecipare a conferenze stampa in giro per il mondo.
Fu in uno di questi eventi che conobbi mio marito, eravamo ospiti di una società a Saint-Paul-de-Vence, un bellissimo borgo arroccato sulle montagne nell’interno della Costa Azzurra, famoso per le gallerie d’arte e per ospitare la Fondazione Maeght, una straordinaria esposizione di quadri e statue d’arte contemporanea, tra cui spiccano le opere di Joan Mirò.
Ricordo che rimasi affascinata da questo giovane uomo che sapeva discettare d’arte e d’informatica con la stessa disinvoltura con cui passava dall’inglese al francese, e che al ritorno a Milano mi invitò timidamente al ristorante nella pausa pranzo, destando la curiosità di colleghi e i pettegolezzi delle malelingue.
Uscimmo insieme un po’ di volte, ma io ero ancora troppo giovane per storie impegnative, mi piaceva viaggiare, godere del tempo libero al di fuori dei lavoro e a tutto pensavo tranne che a farmi una famiglia.
Così quando lui capì l’antifona non ci mise molto a sposarsi con un’altra, io invece mi misi il cuore in pace, bollandolo come l’ennesimo uomo inaffidabile e continuai i miei giri sulla ruota panoramica della vita.
Gli anni passarono, le frequentazioni anche, e per quei percorsi interminabili che fa il destino, ci ritrovammo un giorno, dopo un buon decennio, all’ennesima conferenza stampa, questa volta a Milano, entrambi con qualche storia in più sulle spalle andata a male e poca voglia di rimetterci in gioco.
Eppure la sensazione che provai sprofondando nel suo caloroso abbraccio, quando ci salutammo dopo tanto tempo, fu unica e irripetibile: quella di sentirmi a casa, di aver ritrovato una persona che aveva lasciato un segno nel cuore, un affetto profondo, qualcuno che sapeva già tutto di me, conosceva il mio passato e forse era pronto a dividere il suo futuro con me. Non mi sono sbagliata e oggi lui è mio marito da quindici anni.
Chissà se anche a voi è capitato di trovare l’anima gemella nel compagno di giochi di cortile, il vicino della porta accanto o qualcuno che c’è sempre stato ma di cui non vi eravate accorte… Raccontatecelo.
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