L’amore può finire. Ma ne passa prima di dirsi addio

Cuore
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Lasciarsi non è facile. Nemmeno quando l'amore è finito. Ma se molte coppie rimangono insieme più del dovuto, a un certo punto è meglio dirsi addio

Una modella famosissima negli anni ’80 (credo fosse Amber Valletta, ma non vorrei attribuirle frasi non sue) in un’intervista ha dichiarato: «Una storia d’amore può finire all’improvviso. Per dirsi definitivamente addio, però, ci vuole molto più tempo».

A confermare la sua teoria ci sono sia le statistiche, come recita il titolo dell’articolo su Confidenze in edicola adesso, Ogni cinque secondi una coppia si lascia. Sia le testimonianze delle intervistate, dalle quali si capisce che salutarsi non è qualcosa che si fa all’acqua di rose. Né alla velocità del lampo.

Non a caso, prima di tornare single (o “ragazze madri”) spesso le donne le provano tutte. Infatti, pur di salvare la nave che affonda, sono disposte a sopportare il dolore di un tradimento, acuto però superabile. Ma ancora di più quello emotivamente massacrante di una vita a due che va a rotoli per routine, mala comunicazione, tensioni generali e insoddisfazioni personali.

D’altronde, che il gentil sesso non si arrenda facilmente è un dato di fatto. Che non esclude, comunque, l’arrivo alla fatidica domanda: «Vale la pena continuare a lottare per tentare di risolvere i problemi?».

Se lo chiede una delle signore intervistate, stremata dalla fatica di tenere in piedi un equilibrio precario. Eppure, tutt’ora restia a consultare un avvocato matrimonialista.

Da separata, ovviamente gli stessi quesiti io me li sono già posti . Una caterva di anni fa. E se oggi dovessi dare un consiglio a chi non sa bene che decisioni prendere, con la stessa convinzione suggerirei di non buttare tutto all’aria per una manciata di cazzate. Ma anche di non rimanere imprigionate in una posizione scomoda per paura del futuro.

Fortunatamente, il mio ex marito e io ci siamo lasciati di comune accordo, elaborando addirittura una strategia che non ci facesse troppo male. Cioè, abbiamo trascorso le vacanze di Natale tutti insieme (noi e i figli, già al corrente della situazione). E al ritorno a Milano, come si fa con gli amici quando dai loro un passaggio, il papo ci ha accompagnati sotto casa, per aiutarci a scaricare i bagagli e poi proseguire per la sua destinazione.

Il trucchetto ha reso il momento del distacco meno cruento, ma è chiaro che non dimenticherò mai la prima notte da separata, pronta ad addormentarmi in un letto diventato mio e non più nostro.

Dal giorno dopo, però, le cose sono filate piuttosto lisce, seppur piene di sorprese. Belle e brutte. Tra le belle, metto al primo posto il fatto che in un attimo mi sono accorta di quanto fossero infondati i timori che avevo pensandomi single. Tra le brutte, invece, capeggia la lista la sensazione di lutto per il matrimonio finito. Della quale avevo tanto sentito parlare. Ma che, con presunzione, non credevo potesse riguardare anche me.

Detto questo, vi dico che non mi sono mai pentita di essermi separata. Intanto, perché il mio ex marito è piano piano diventato uno dei miei migliori amici. Ciò significa che, come appunto succede con gli amici, ci sono periodi in cui ci sentiamo e ci frequentiamo assiduamente. E altri di black out totale. Durante i quali, però, sappiamo entrambi che l’uno per l’altro ci saremo sempre.

L’ultimo motivo per cui mi sento di spronare chi è infelice in casa ad andarsene è il fatto che quando siamo giù di morale lo dimentichiamo. Ma fuori, c’è un mondo che ci aspetta. Forse meno comodo e sicuro della quiete famigliare. Di certo migliore rispetto alla pesantezza di una storia che sta naufragando nei macigni.

E se nella maggior parte dei casi subentrano anche problemi economici piuttosto antipatici, datemi retta: tra vivere nella tranquillità pecuniaria con la cappa di angoscia sul groppone e sgangherati ma liberi come il vento non ci sono paragoni. Perché sentirci padroni di noi stesse non ha prezzo.

 

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