A 20 anni, ero una ragazza molto insicura. E mi sembrava che Laura, una delle mie amiche, fosse più bella, simpatica e fortunata di me. Inutile girarci intorno: ero invidiosa di lei.
Le volevo bene e, in teoria, ero felice dei suoi successi all’università e con i ragazzi. In pratica, però, ogni volta che lei (forse un po’ crudelmente) mi spiattellava l’ennesima cosa stupenda che le era successa, io m’innervosivo. Molto.
È andata avanti così per un po’ di tempo. Poi, ho iniziato a frequentarla di meno, la evitavo. E la criticavo aspramente con altre ragazze. Sapevo di sbagliare, ma non riuscivo a fare altrimenti.
Non scorderò mai il giorno in cui mia madre è venuta in camera mia e mi ha detto: «Secondo me il problema non è Laura. Forse sei tu a sentirti il Calimero della situazione. Che cosa c’è che non va?».
Sono bastate quelle poche parole a farmi riflettere. Era vero: Laura era una ragazza come tante. Io, invece, stavo attraversando un momento d’insicurezza e insoddisfazione che mi rendeva “allergica” ai successi degli altri. Però, era bastato parlarne e poi rifletterci per stare meglio.
È successo anche a voi?
Ne parliamo sul numero 28 di Confidenze nell’articolo L’arma migliore contro l’invidia.
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