Vi riproponiamo sul blog “Le vie del desiderio” di Mariella Loi, una delle storie vere più apprezzate del n. 36 di Confidenze
Mi sento bruttina, da sempre. Però, facendo l’amore divento sensuale. E sono anche fedele, forse per pigrizia, forse perché mio marito è davvero bello. ma la lealtà è una parola vuota se l’uomo che ami non ti guarda più
Storia vera di Laura F. raccolta da Mariella Loi
Quando mi sono sposata con Mauro avevo 27 anni, io avrei voluto convivere ma lui aveva talmente insistito per sposarci che alla fine avevo acconsentito. I miei erano molto contenti, figurarsi, la loro figlia che andava a convivere e forse era proprio per dare fastidio a loro che avrei preferito fare quella scelta. Mio padre era un uomo tutto d’un pezzo, basti pensare che al posto dell’università io avrei voluto fare la scuola interpreti ma lui non me l’aveva consentito. Era andata a finire che mi ero iscritta alla facoltà di Lingue, quattro anni passati a studiare letteratura e liriche di cui non mi importava nulla. A me interessava la lingua viva, parlata, non quella dei poeti. Studiavo controvoglia ma con profitto e aspettavo di laurearmi per andarmene a Londra con la scusa di far pratica nella lingua. Poi invece era arrivato Mauro che, ironia della sorte, avevo conosciuto per via di certe lezioni d’inglese, di cui aveva bisogno per fare un concorso. Il concorso non l’aveva passato ma nel frattempo noi due ci eravamo fidanzati. Io ero un tipo dalla personalità molto estrosa, tenuta faticosamente a bada da genitori che avevano fatto della rigidità il loro stile di vita. Mauro invece era un tipo più semplice che proveniva da una famiglia modesta e poco raffinata. I primi tempi mi divertiva insegnargli un po’ di buone maniere, mi faceva sentire importante e lui era un ottimo allievo che si prestava volentieri alle mie lezioni di galateo. Mio padre aveva storto il naso a sapere che la sua unica figlia usciva con il figlio dell’idraulico, come lo aveva definito lui. Ma poi, quando Mauro si era laureato a pieni voti in Economia e aveva trovato un buon lavoro, la sua estrazione sociale modesta era passata in secondo piano.
Già da fidanzati erano venute alla luce certe differenze caratteriali, io avevo un erotismo molto marcato e il mio entusiasmo a letto aveva finito per travolgerlo. Ma altrimenti, fosse stato per lui, avremmo combinato ben poco. Come quella volta che facemmo le vacanze in Turchia e lui dichiarò alla reception dell’hotel che non eravamo sposati, col risultato che ci assegnarono due stanze separate. All’epoca pensai che la sua ingenuità madornale avrebbe finito presto o tardi per infilarci in un guaio, ma a pensarci adesso, forse la sua era una dichiarazione voluta. Appena sposati, avevamo una vita intima molto intensa ma ero sempre io a prendere l’iniziativa. All’inizio mi piaceva quel gioco continuo a sedurlo, con lui che si schermiva facendo resistenza, salvo poi cedere quando le mie avances si facevano più esplicite. Era uno schema che mi gratificava, e mi ripagava ampiamente sul versante erotico, del senso di inadeguatezza estetico che mi portavo dietro da sempre. Non ero bella, non lo ero mai stata, ma a letto facevo faville e quel processo continuo di seduzione nel quale avevo sempre la meglio, mi ripagava degli sguardi maschili assenti quando camminavo per strada.
Quella dinamica sul versante privato andò avanti per anni, senza che io mi ponessi troppe domande. Si interruppe solo alla nascita di nostro figlio Andrea, avvenuta dopo più di dieci anni di matrimonio.
La gravidanza non era stata facile e anche il parto non fu da meno: 20 ore di travaglio, seguite da un cesareo d’urgenza che mi lasciò sfinita per un bel pezzo. I primi mesi di vita di Andrea furono molto faticosi, anche perché nel frattempo da Milano ci eravamo trasferiti sul lago, e lì non potevo contare sull’aiuto di nessuno. Mia madre, che per il primo periodo era venuta a stare da noi per aiutarmi nella cura del bambino, si era rivelata una presenza molesta, sempre pronta a puntare il dito su mie presunte mancanze, accentuando il mio senso di inadeguatezza. Quando se n’era andata avevo provato un senso di sollievo.
Quando Andrea aveva compiuto dieci mesi, lo avevo mandato al nido, io avevo ripreso a lavorare e anche i miei ritmi giornalieri si erano assestati su orari più umani.
Con Mauro non facevamo l’amore da più di un anno e lui non sembrava minimamente risentirne. Anzi, quando glielo feci presente, alzò le spalle e cambiò precipitosamente discorso. Non sapevo cosa pensare, provai a riproporre i nostri schemi passati con scarso entusiasmo e poco successo, con il risultato che da quel momento la nostra vita intima cessò quasi del tutto.
Mi rifugiai per anni nel mio lavoro, cercando di attingere in quell’ambito l’appagamento che non avevo nella vita matrimoniale, ma finii poco per volta per spegnermi e neanche la gioia della maternità compensava nel mio animo la mancanza di interesse da parte di mio marito.
Mauro nel frattempo aveva fatto una brillante carriera, che nessuno avrebbe potuto prevedere tanti anni prima, neppure io che ero quella che maggiormente lo aveva spinto a farsi valere.
Per contro, io ero cresciuta molto meno, nel tempo avevo perso ogni entusiasmo e anche solo a guardare in successione le mie foto, tra i 40 e i 50 anni, si vedeva a occhio nudo che mi stavo prosciugando. Al compimento dei miei 50 anni, fui lasciata a casa dal lavoro e ci restai per 24 lunghi mesi.
Fu un momento molto brutto, non riuscivo a reagire e nel giro di poco entrai in depressione.
Andrea aveva ormai 13 anni e passava tanto tempo fuori di casa, Mauro era sempre più spesso all’estero per lavoro e anche se io non avevo più un impegno che me lo impediva, non mi permise mai di accompagnarlo in quei viaggi. A Tokyo, a New York, a Singapore, ad accompagnarlo era sempre la sua segretaria.
L’amore ormai lo facevamo due volte l’anno, a date prestabilite, Capodanno e l’anniversario di matrimonio, come un compito ingrato da assolvere in fretta.
Quando trovai lavoro in una piccola azienda, nel mio ufficio eravamo tutte donne, normale che si creasse una certa confidenza. Così a metà tra il serio e il faceto, io tirai fuori l’argomento che mio marito aveva perso ogni interesse per il sesso. «Per quello coniugale, forse» ribadì prontamente la più schietta, che dopo aver visto una foto di Mauro, aggiunse: «È decisamente un bell’uomo, molto curato. Impossibile che non abbia un’amante».
Io a separarmi da mio marito non ci avevo mai pensato. Non che fossi propriamente innamorata ma non ero disposta a perdere niente di quello che avevamo costruito insieme in tanti anni, a cominciare da una condizione economica di tutto riguardo. Iniziai a pensare che forse un’amante ce l’aveva davvero: la mattina usciva di casa prestissimo e la sera tornava molto tardi, per cene di lavoro e meeting, diceva lui, ma io non ne ero poi tanto certa.
L’esordio della menopausa mi prese malissimo, facendomi pensare a tutti gli anni sprecati, senza un uomo che mi apprezzasse. “Senza un uomo” pensai per la prima volta, mentre un tempo avrei detto “senza Mauro”.
Prese piede così, un po’ per volta, l’idea che anch’io avrei potuto trovarmi un altro, come probabilmente Mauro aveva fatto già da molto tempo. Un uomo che mi desiderasse, che mi facesse sentire nuovamente viva, ancora donna.
Ci misi qualche mese prima di accedere a un sito specializzato in incontri, senza implicazioni sentimentali. Solo storie hot, nessuna aspettativa di troppo, nessun innamoramento di sorta. Era quello che cercavo. Un luogo virtuale, che mi fece scoprire che erano in tanti ad aver patito la mia stessa mancanza. Donne e uomini spesso ancora giovani, quasi sempre impegnati. Ci misi un po’ a prendere coraggio e all’inizio si trattava solo di chattare un po’, un modo per rimettersi in gioco, senza alcuna conseguenza sul piano pratico né su quello sentimentale.
Fu quando conobbi Daniele che cambiò tutto, Daniele che aveva 44 anni e che dopo qualche giorno passato a chattare, si dichiarava pazzo di me. Non che ci credessi veramente, ma l’idea di un uomo più giovane e dal fisico prestante, che mi diceva senza remore tutto quello che avrebbe voluto farmi, risvegliava in me sensazioni sopite e il passaggio dalla dimensione del gioco a quella reale fu veloce.
Due settimane dopo ci demmo appuntamento in un bar del centro, la settimana successiva andammo insieme in un motel. Non ero mai stata in un albergo a ore, e il fatto che io e Daniele fossimo poco più di due sconosciuti, dava alla situazione una connotazione di pericolo che mi eccitava terribilmente. Fu un incontro breve ma inebriante, penso sia quello l’effetto dell’alcol su chi è astemio, e io alla fine di quella giornata mi sentivo completamente sbronza.
A quell’incontro seguirono molti altri, agli inizi sempre nello stesso motel, poi in un appartamento di mia proprietà, senza che nessuno si accorgesse mai di niente. La relazione con Daniele proseguì per due anni, durante i quali ci siamo dati completamente l’uno all’altra, senza tabù o remore di sorta, in un gioco avvincente che ci ha appagati a lungo, dentro e fuori dal letto.
È finita quando lui ha incontrato una donna di cui si è innamorato, alla quale non voleva mentire. Lui ha smesso con quel tipo di incontri.
E io? Con mio marito non è cambiato nulla, ma adesso non rinuncio più a sentirmi viva.
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