Credo che ognuna di noi abbia un posto del cuore. E se sul numero di Confidenze in edicola adesso 5 lettrici ci raccontano il loro, io voglio parlarvi del mio: Courmayeur. Ci vado dal 1973 (una data da guerra punica, mi rendo conto) e se oggi la preferisco nei mesi in cui si scia, per tantissimi anni per me è stata come una pizza: quattro stagioni (quando ancora esistevano!).
Finché eravamo bambini, si partiva per Courma (noi milanesi imbruttiti la chiamiamo così) soltanto in inverno e in estate. Ma con l’adolescenza e il permesso di muoverci finalmente da soli, per l’affiatatissimo gruppo di amici è diventata l’ambita meta anche nei periodi di bassa. Il motivo? Nelle case non c’era il telefono, non esistevano ancora i telefonini e quindi andare in montagna senza genitori significava libertà assoluta (nonostante i miei ce ne abbiano concessa sempre tanta, là era veramente il paese di Bengodi). Le prime uscite di sera, i primi baci, le prime notti brave in discoteca, le prime sbronze, le prime cadute in motorino. La maggior parte degli eventi importanti della mia vita è successa a Courmayeur, che mi ha vista single e in coppia. Innamorata e scazzata. Sposata e separata. Incinta e mamma. Felice e disperata. Grassa e magra. Illusa e disillusa. Insomma, quel paesotto in fondo alla Valle d’Aosta mi conosce alla perfezione e la cosa è reciproca: addirittura so dove si formano le cunette sulle piste da sci a fine giornata e i punti in cui ci sono i tratti ghiacciati.
Non so come la pensiate voi, ma avere una cuccia del genere è bellissimo. Qualunque cosa succeda, ti basta raggiungerla per amplificare la gioia o placare il dolore. Anche perché sai che lì troverai chi, come te, vive Courmayeur con la tua stessa intensità. E su questo credo di poter parlare anche a nome di Alberto, (i vari) Marco, Peo, Davide, Renni, Gigliola, Monica, Giuli e gli altri amici (elencarli tutti sarebbe impossibile) con cui sono cresciuta e sto invecchiando. E con i quali qualche giorno prima del weekend di Sant’Ambrogio (che coincide con l’apertura della stagione sciistica) ci messaggiamo sempre lo stesso whatsapp: «Vai su?».
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