Mamme giovani e attempate

Cuore
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Diventare mamme a 48-50 anni è un'eccezione che fa ancora clamore? A mio giudizio sì.

Quando sono nata io mia madre aveva 29 anni e davanti ai miei due chili e mezzo di peso si sentì dire dalle suore della clinica milanese dov’era ricoverata: «Ma cosa vuole pretendere, lei è una tardipara», alludendo al fatto che a quasi 30 anni, sebbene fosse al secondo figlio, non poteva certo sperare di fare meglio di così. Una frase che ascoltata oggi sembra surreale, ma era la metà degli anni Sessanta, c’era il baby boom e non c’era ancora stata l’emancipazione femminile, la pillola anticoncezionale, l’aborto, giusto per dare un’idea dei cambiamenti sopraggiunti dopo.

Così la trentenne tardipara di ieri si è trasformata in una cinquantenne di oggi, complici i miracoli della scienza più che quelli della natura. Gianna Nannini, Alessandra Martines, Carmen Russo, e più di recente Brigitte Nielsen sono alcuni esempi di donne che hanno avuto un figlio a un’età in cui si comincia a credere di essere in menopausa.

Quando toccò a me diventare madre avevo 39 anni e fino a quel momento ero vissuta nella certezza che “tanto un figlio al giorno d’oggi si può fare anche in tarda età”. Una convinzione indotta più che da personale tracotanza, dagli esempi che arrivavano da tv e giornali oltre che dalle sirene delle tanto conclamate cure per la procreazione assistita e dall’idea che una donna attiva e in salute possa comunque fare un figlio anche dopo gli anta.

Ed è vero, ma va detto che non è una legge universale che vale per tutte. Così quando la mia ginecologa mi comunicò che “vista l’età” era meglio fare una serie di esami diagnostici prenatali per me fu un po’ una doccia fredda e capii che non avevo fatto bene i conti con il calendario.

Mio figlio è nato bello e sano e io mi sono goduta la maternità sicuramente con maggior gioia e consapevolezza di quanto avrei fatto se l’avessi avuto a 25 o 30 anni, ma quando ho provato a fare un secondo bambino la natura mi ha presentato il conto.

Dell’argomento parliamo nelle pagine di psicologia nell’articolo di Tiziana Pasetti Mamma a 48 anni dove una donna racconta la sua seconda gravidanza scambiata all’inizio per menopausa.

Anche in questo caso i pregiudizi sono duri a morire: primo fra tutti la stigmate della mamma-nonna, il luogo comune che chi diventa genitore dopo gli anta non ha più le energie di un trentenne. Forse, ma magari ne ha più la motivazione.

Dalla mia posso dirvi che i primi anni di vita di mio figlio sono stati quelli in cui mi sono sentita più piena di vita ed efficiente. Certo, ero stanca quando lo allattavo svegliandomi alle cinque del  mattino, come lo sono tutte le donne, o quando caricavo e scaricavo passeggino dalla macchina,  ma quella sferzata di energia e positività che ti regala un figlio, ti toglie di dosso davvero dieci anni di vita.

Così io e mio marito, genitori “diversamente giovani” ci siamo trovati a scendere sugli scivoli,  salire sugli arrampicatori e giocare a nascondino senza mai sentire la fatica fisica.

Quindi a una giovane donna incerta se rimandare oltre la maternità, dato per scontato che le condizioni di contorno siano tutte favorevoli (compagno compreso) io direi di non pensarci troppo e soprattutto di non farsi influenzare né dalle sirene di chi ci promette fertilità all’infinito né dalla cassandre che ci contano i giorni e gli anni come ai condannati a morte.

Mettere al mondo un figlio è un ancora un fatto naturale (almeno nella maggior parte dei casi) e madre natura ha sempre dispensato questo magico potere alle donne con generosità o parsimonia, a seconda dei casi, alla fine bisogna essere un po’ fatalisti e accogliere ciò che il destino ci riserva.  E quando succede è la gioia più grande.

Confidenze