Mamme italiane troppo chiocce?

Cuore
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Su Confidenze Maria Rita Parsi parla delle mamme italiane, troppo legate ai figli, specie se maschi. Vi dico cosa ne penso

Su Confidenze Maria Rita Parsi parla dell’eterno problema delle madri di figli maschi, incapaci di renderli autonomi e troppo protese a tenerli legati al nido materno a suon di manicaretti e agi casalinghi di ogni tipo.

Consentitemi di spezzare una lancia a favore della categoria non solo perché sono mamma di un diciannovenne, ma perché credo che il tema di fondo sia un altro, e che vada al di là del fatto di avere figli maschi o femmine, e riguardi il modo con cui in Italia si vivono i legami familiari che è anni luce lontano dai modelli anglosassoni che tanto cerchiamo di scimmiottare.

La famiglia in Italia è il legame fondante della società e lo è (o almeno dovrebbe esserlo) a ogni età della vita: l’accudimento parte da quando si è in fasce e prosegue lungo l’infanzia e l’adolescenza, a volte purtroppo protratta oltre ogni ragionevole età anagrafica, sia per le difficoltà dei giovani a trovare lavoro, sia per le comodità offerte dal nido materno. Ma questo legame prosegue, si spera, anche quando i genitori diventano anziani e tocca ai figli “restituire” in un certo senso l’accudimento ricevuto. È una visione arcaica? Non credo, più mi guardo in giro e più vedo amiche affannate alle prese con i genitori anziani e meno con il dilemma se iscrivere il figlio a un’università all’estero e perdere per sempre la bellezza di vederlo crescere e diventare uomo davanti ai tuoi occhi.

Nei Paesi anglosassoni e nel Nord Europa funziona diversamente: a 18 anni i figli escono di casa, sia che studino o vadano a lavorare e i genitori una volta anziani difficilmente possono contare sul supporto dei figli adulti e delle rispettive famiglie, tanto che in America sono molto diffusi pensionati e villaggi dove gli anziani si ritirano a vivere insieme in una forma di mutuo sostegno.

Da noi invece si parla di silver economy e spesso sono i nonni con le loro pensioni ad aiutare molte famiglie italiane a tirare a fine mese, oltre che a gestire i nipoti nella quotidianità. Questo per dire che i nostri ragazzi crescono in un clima di accudimento generale che è difficile confrontare con quello dei Paesi stranieri.

Ciascuno poi ha il diritto di scegliere il modello di famiglia che preferisce, ma non credo che quella italiana nella sua forma più tradizionale, come in quella più allargata, sia così da disprezzare. Certo se un figlio a 30 anni è ancora in casa con i genitori e non è indipendente c’è qualcosa che non va e forse la colpa è dei genitori che gli hanno trasmesso la certezza di avere sempre e comunque un paracadute economico a disposizione indipendentemente dal fatto di trovarsi un lavoro o meno.

Lo stesso dicasi per la tendenza ormai diffusa a evitare qualsiasi frustrazione al proprio pargolo, sia essa un brutto voto a scuola o una partita persa dalla squadra di basket, o un like mancato a una foto postata su Instagram, su questo purtroppo l’amore materno a volte fa più danni che altro, ma questo vale per tutti indistintamente, sia maschi che femmine.

Poi sul fatto che i maschi siano più “mammoni” delle femmine credo sia anche un fatto di natura: tendenzialmente le ragazze maturano prima e già a 13-14 anni sono più autonome e più organizzate dei loro coetanei maschi; questo comporta anche un distacco più precoce dai genitori e specie dalla figura materna, con cui si entra in competizione. Ma una volta adulte le femmine tornano a essere molto più legate alla figura materna rispetto agli uomini e questo credo sia un altro piccolo grande tesoro da coltivare: madri e figlie vanno a braccetto insieme a fare compere, difficile vedere in giro per negozi un uomo adulto con la madre.

Come evitare dunque di crescere dei bamboccioni? Bastano piccoli accorgimenti, senza per questo rinunciare a essere affettuose. Io ho cercato di applicare quelli che a suo tempo nostra madre applicò a me e mia sorella: svegliarsi da soli senza farsi chiamare dalla mamma (sì sembra una cosa banale ma Paolo Crepet, psichiatra, ha sottolineato più volte l’importanza di questo piccolo gesto come spia di autonomia) farsi il letto la mattina, indipendentemente dalla presenza di un aiuto domestico in casa, tenere in ordine la propria stanza ed essere in grado di sopravvivere a un pranzo e a una cena da soli in casa senza chiamare Deliveroo o andare da MC Donald. Naturalmente questo sarebbe il migliore dei mondi possibili … e mentirei se dicessi di aver raggiunto tutti gli obiettivi con mio figlio.

Ma più di tutto credo che per i ragazzi sia importante capire di poter contare sulla famiglia come supporto affettivo in ogni momento, anche quando decideranno di uscire di casa e fare le loro esperienze in giro per il mondo e questo vale per tutti, maschi e femmine. “Se i genitori riescono a crescere un bambino proteggendolo e allo stesso tempo mettendolo nella condizione di spiccare il volo assolvono pienamente al loro ruolo” conclude Maria Rita Parsi e come non essere d’accordo con lei? E voi che mamme siete? Chiocce o distaccate?

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