La narrativa del numero di Confidenze in edicola adesso è completamente dedicata al mistero e al paranormale, con racconti che parlano di case infestate dai fantasmi, uomini convinti di essere la reincarnazione di nobili del passato e segnali inspiegabili accolti, a seconda della storia, come indicazioni positive o annunci di disgrazie.
Inutile dire che ho letto tutte le novelle d’un fiato (sono molto avvincenti), nonostante non creda agli spettri, né al ritorno sulla Terra dopo la morte sotto altre sembianze. Però, sono attenta a certi indizi e convinta che qualcosa di sovrumano riguardi ciascuno di noi.
Per esempio, il modo con cui ci congediamo dai nostri morti. Che ci abbandonano fisicamente nel momento in cui il loro cuore smette di battere. Ma che, nelle mie convinzioni, se ne vanno del tutto solo dopo qualche tempo. Per spiegarmi meglio, come succede nel film Ghost, in cui l’anima di Sam (Patrick Swayze) continua ad aleggiare intorno a Molly (Demi Moore) fino al momento in cui lei è pronta ad accettare la sua assenza definitiva.
Lo dico perché io mi sono sentita proprio come Molly quando è morto mio fratello, più di 10 anni fa. Ed ecco come sono andati i fatti: la solita telefonata nefasta mi ha comunicato l’accaduto. Con tutta la famiglia ho trascorso giornate di dolore, stordimento e incredulità. Poi, ci sono stati l’organizzazione del funerale, la festa per ricordarlo, il cordoglio degli amici. E, alla fine, la calma piatta in cui avrei dovuto sentire fortissima la sensazione di perdita.
Invece, una volta terminato il trambusto che segue le tragedie, per me era come se Michele vagasse nell’aria esattamente tipo Sam. Senza però che io e lui riuscissimo a comunicare, dato che non avevo cercato la “mia” Oda Mae (Whoopy Goldberg), la strampalata medium del film, capace di muovere monetine con la forza del pensiero.
Eppure, ripeto, ero certa che lui fosse ancora presente. Anzi, nascosto nella stanza accanto, come recita la meravigliosa lettera di Sant’Agostino. Che aggiunge: perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Il fatto che non potessi più guardare Michele, insomma, non mi angosciava come se lo avessi pensato morto. Il che mi ha aiutato ad abituarmi all’idea di non avere più mio fratello con una specie di serenità ben diversa dalla triste rassegnazione.
Ve lo racconto per introdurre il “qualcosa di sovrumano” che riguarda ciascuno di noi al quale accennavo sopra. E che, in quel frangente, ha riguardato me. Sì, perché sapete come ci siamo salutati definitivamente Michele e io, qualche settimana dopo il suo incidente?
Era una giornata di sole e stavo fumando una sigaretta affacciata alla finestra, quando un leggero colpo di vento mi ha sfiorato il viso con la delicatezza e l’affetto di una carezza piena di bene. Che io ho interpretato nel suo ultimo saluto.
Perché, come Molly, ero pronta a lasciarlo andare. E lui, il mio Sam, fermamente deciso a proseguire il suo percorso. Non so dove né come, ma di certo non nei panni di un nuovo abitante del nostro Pianeta. Infatti, assolutamente convinta che non esista la reincarnazione, quando per strada incontro un cucciolo di cane non penso mai che possa trattarsi di mio fratello in versione a quattro zampe.
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