“Siamo diventati una cosa sola che bene o male piace a tutti e due”
“Ti amo”
“Allora abbracciami. Fammi sentire meno sola”
“L’amore è tutto qui?”
“L’amore è tutto qui”.
Una settimana, da lunedì a domenica. Una settimana per ripercorrere una vita e vederla precipitare, accartocciata, implosa, fiaccata.
Amedeo ha sessantaquattro anni. Vive a Milano insieme alla gatta Ginevra e insieme a sua moglie, Ada, un anno più di lui, ex insegnante. Amedeo vive insieme ai suoi ricordi, al suo lavoro che oggi è archiviato alla voce pensione, vigile urbano, alle sue passeggiate in bicicletta, ai film e alle storie delle quali è autore, regista e tecnico di luci, suoni e fotografia. Amedeo vive insieme al ricordo di quando un giorno ormai lontano arrivarono a riempire la loro coppia per trasformarla in famiglia Sonia e Alex. Un disegno, ancora appeso in cucina, un disegno di Sonia, li ha resi icona, messaggio futuro, eternità.
Eterno è il dolore e non abita uno spazio soltanto. Li divora tutti. Era in gita, Alex. Uno scherzo tra amici. I freni della sua bicicletta staccati per goliardia. Una discesa meno piana del previsto. Un volo. La fine.
La fine della serenità del presente e della prospettiva. Sul quotidiano è calato il sipario e Ada è andata via. Via da se stessa. Il rifugio è una bottiglia. La salvezza, lo spazio felice, quello lurido e maleodorante dell’alcolismo. È rimasta Sonia, sullo sfondo. Ma un dolore grande copre ogni spazio felice. Sempre.
È duro, il romanzo scritto da Alberto Schiavone. Sembra consegnarci un lampo di speranza, nelle pagine finali e nella futura maternità (anche questa problematica, ma non voglio anticipare tutto) di Sonia. Ma a ben leggerlo quello che racconta è una disperazione strisciante che si insinua nei gesti clementi di un amore intaccato dalla tristezza dell’irreversibilità delle cose.
Reagire è un bene. Ma cedere e ammalare quando la vita picchia giù duro non è debolezza, non è un tradimento verso tutto e tutti. È quello che siamo in grado di fare e reggere. È la nostra storia.
Amedeo, la sua bustina bianca di plastica che sostiene il peso delle bottiglie di vino per sua moglie, non è complice. Amedeo ama Ada. E l’amore si nutre delle nudità dell’altro.
“Ada ha voglia di bere. Amedeo lo capisce e capisce che la loro biografia è fatta di Ada che ha voglia di bere e di lui che lo capisce”.
Un romanzo coraggioso, che può essere letto in più modi. Io ho scelto questo. Il più (dis)umano.
Alberto Schiavone, Ogni spazio felice, Guanda
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