Per il World Cancer Day, la storia di Carlotta e Stefano

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Sono già 12.000 euro i fondi raccolti da Carlotta Cogliati con Fondazione AIRC in ricordo di Stefano Buffoni, il suo compagno di vita scomparso nel 2021, per un melanoma. Vi riproponiamo la loro storia.

Il 4 febbraio è la Giornata Mondiale contro il cancro, (World Cancer Day) un appuntamento che Fondazione AIRC ha deciso di ricordare distribuendo “le arance rosse per la ricerca” in 9.000 supermercati a partire da sabato 4 febbraio e per due settimane. Per ogni confezione distribuita, sino a esaurimento delle scorte, AIRC riceverà 50 centesimi per sostenere il lavoro dei propri ricercatori. Dal 2006, sono stati raccolti 1 milione e 160.000 euro grazie a questa iniziativa.

E grazie al sostegno di Fondazione AIRC ha preso vita anche il progetto editoriale di Carlotta Cogliati, Rete del dono, in memoria di Stefano Buffoni, per 14 anni compagno di vita di Carlotta, scomparso per un melanoma il 7 febbraio 2021. Confidenze è stata tra i primi a raccontare la loro storia d’amore lo scorso anno nonché l’idea di Carlotta di scriverne un libro, disponibile a puntate su abbonamento nel web.

Oggi sono stati raggiunti più di 13.000 euro che andranno a sostegno della ricerca per il melanoma. Sul sito retedeldono.it potete trovare gli estremi dell’iniziativa e qui la storia vera di Carlotta e Stefano.

 

Parole di te storia vera di Charlotte Cogliati raccolta da Valeria Camagni

Ho deciso di raccontare di me e di Stefano per celebrare l’intesa profonda che ci ha unito per tanti anni. Anche se manca il lieto fine, ora so che altro non resta se non l’aver amato

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Questa non è una semplice storia d’amore. È una storia che ci insegna che, nella vita, cosa resta se non l’aver amato? Una storia straordinaria nata tra due ragazzi, che nella normalità della loro quotidianità sono riusciti a vivere qualcosa di eccezionale.

Mi chiamo Charlotte, ho 36 anni e per 14 ho vissuto una passione travolgente che ha segnato profondamente la mia esistenza cambiandola per sempre. Ricordo ancora la sera in cui conobbi Stefano, allora facevo la pendolare da Lecco a Milano dove frequentavo la facoltà di Relazioni Internazionali all’Università Statale. Come tutti i ragazzi della mia età cercavo qualche lavoretto per essere più indipendente dalla mia famiglia e proprio sul treno che prendevo ogni giorno un’amica mi propose di dare una mano in un pub a Lecco dove stavano cercando una persona per il bar.

Era il 2006. Mi presentai la sera di Halloween, il locale era un pub irlandese piano di gente, c’era tanta confusione, tanta musica ,eppure quando incrociai lo sguardo di Stefano fu come se tutto intorno si fermasse: fu un vero e proprio colpo di fulmine. Anche lui lavorava nel locale ma all’inizio non accadde niente tra noi, ognuno continuò a fare la propria vita finché un anno dopo abbiamo iniziato ad avvicinarci, magari lui mi accompagnava a casa dopo il lavoro al bar, oppure prendevamo insieme il treno per Milano.

Nel frattempo però io avevo programmato un periodo di studio all’estero, mi sarei trasferita breve a Parigi e così, quando io e Stefano ci mettemmo insieme, i presupposti non erano dei migliori per una storia duratura. Invece, contro ogni previsione, la lontananza è stato il fondamento della nostra felicità, ci ha permesso di mettere le basi per la fiducia reciproca, anche se avevamo solo 22 anni. In quegli otto mesi, ci siamo conosciuti in maniera profonda e sincera, mandandoci mail quotidiane, scrivendoci lettere d’amore e vivendo intensamente ogni momento che riuscivamo a trascorrere insieme nella città più romantica del mondo. Tornata in Italia, ho finito l’università e Stefano ha iniziato a lavorare come grafico e poi come designer. Ricordo quel periodo come un momento fecondo per entrambi, io muovevo i primi passi nel campo della moda come style therapist (consulente di stile), lui mi dava ottimi consigli, aveva sensibilità e gusto, vivevamo insieme a Milano, facevamo la vita di tanti ragazzi della nostra età, con le uscite serali in compagnia, il lavoro e i viaggi. Viaggiare è stato un modo per tenere vivo il nostro legame: Bali, New York, Marrakesh, Los Angeles, sono tanti i posti visti insieme.

E siamo arrivati al 2017 quando un giorno noto che Stefano ha come una pallina sulla spalla sinistra. Sembrava una ciste, abbiamo fatto subito i controlli e invece è apparso subito qualcosa di più grave, un melanoma che aveva già intaccato i linfonodi.

Stefano aveva 32 anni, è stato subito operato, ma l’anno dopo, nel 2018, si sono sviluppate le metastasi prima al polmone e poi al cervello. Il protocollo prevedeva cure meno invasive delle classiche flebo di chemioterapie, però erano comunque farmaci che davano spossatezza e che hanno logicamente imposto un cambio alla nostra vita: banalmente, Stefano da grande appassionato di montagna che era si era trovato a dover limitare tale attività. Tutto è stato ridimensionato: il lavoro, la casa, i viaggi. Da Milano siamo tornati a vivere sul lago. Ma devo dire che non ho nessun rimpianto, nel complesso siamo riusciti a vivere abbastanza bene anche questo periodo senza farci sopraffare dalla presenza del tumore, e soprattutto senza farne un tabù: fin dall’inizio abbiamo condiviso questa parte della nostra vita con amici e parenti senza mai nascondere nulla della malattia e senza fare in modo che il tumore guidasse al posto nostro. Purtroppo nel settembre del 2019, prima di partire per un viaggio itinerante in Francia che avevamo organizzato da tempo, a un controllo medico la Tac ha evidenziato qualcosa al cervello. Ricordo che dissi a Stefano: «Partiamo lo stesso, facciamo il nostro viaggio e al ritorno farai altri controlli». E così è stato, forse quello è stato il nostro più bel viaggio insieme, partendo dalla nostra amata Provenza lassù fino alla Bretagna per poi terminare a Parigi, ovviamente soli, io e lui. Lontano da tutti, dalla malattia, dalla paura. Per un attimo mi sono illusa che quelle settimane di felicità assoluta potessero durare per sempre. Ma al ritorno la diagnosi è stata senza ritorno: le metastasi al cervello erano tante, le cure sono durate più di un anno durante il quale non abbiamo mai pensato alla fine, ma solo a goderci le piccole preziose cose che la vita ci poneva davanti. Se ripenso agli ultimi mesi, vedo uno Stefano comunque sereno, felice dei progetti che aveva ripreso a fare, convinti che avremmo avuto ancora tanto tempo per stare insieme. I medici mi hanno detto poi che non hanno mai visto nessuno nelle condizioni di Stefano, vivere così a lungo e questo è indice di quanta voglia avesse di respirare questa vita.

E siamo arrivati al 7 febbraio 2021. Non ero preparata, lo ammetto, anche se sapevo dentro di me che sarebbe successo. Tutto il dolore mi è caduto addosso in una volta e l’ho vissuto fino in fondo, ci sono state tante persone che mi sono state vicine, mi hanno aiutato a riprendermi, ma Stefano mi manca tantissimo, ogni giorno, anche se è passato già un anno. Mi mancano i suoi occhi pieni di bello. Io che sono sempre stata un tipo molto organizzato da quando non c’è più lui ho imparato a non fare programmi, ma a vivere giorno per giorno. Così, d’istinto, ho sentito nascere il desiderio di raccontare episodi di vita vissuti da me e Stefano. Per questo ho dato vita al progetto editoriale “By your Side – La mia vita insieme a te”. All’inizio l’ho fatto come esercizio terapeutico, mi aiutava a tirar fuori la sofferenza, a rivivere i ricordi, dopo un po’ le pagine sono diventate racconti. E allora ho pensato che la nostra storia che mi ha dato così tanto potesse essere di aiuto anche ad altri e trasmettere qualcosa. Per questo ho deciso di pubblicarla capitolo per capitolo sul web. È un modo per far uscire il dolore, ma anche per celebrare un amore, e io voglio che chi mi legge pensi questo: che l’amore succede a tutti, ma sta a te sceglierlo ogni giorno, coltivarlo in ogni momento, dare valore a ogni istante di questa vita che ci insegna che altro non resta se non l’aver amato. ●

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Articolo pubblicato su Confidenze n. 20 2022

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