Quando ho paura do i numeri

Cuore
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Se ho paura che succeda qualcosa (o che non succeda), orologio e contachilometri diventano i miei alleati per i buoni auspici

Alla domanda Qual è la tua paura più grande? (che poi è quella del test che trovate su Confidenze in edicola adesso), avrei mille risposte da dare: ho il terrore di tantissime cose. Dalle più stupide tipo ragni, temporale, perdere le chiavi di casa o la fidaty card dell’Esselunga, a quelle più serie e drammatiche come morte, malattie, incidenti alle persone a cui voglio bene.

L’elenco potrebbe continuare (quasi) all’infinito toccando con disinvoltura argomenti futilissimi e di basilare importanza, ma mi fermo qui per non tediarvi. Proseguo, invece, raccontandovi come tento di esorcizzare tutti i miei timori: con la scaramanzia e giocando sulla combinazione dei numeri.

Il luogo dove do il meglio di me stessa è in sella alla moto, soprattutto nei tragitti lunghi durante i quali  tengo sotto controllo la strada percorsa segnata sia sul contachilometri sia sui cartelli e i numeri indicati sul display digitale dell’orologio.

Con questi “strumenti” a disposizione, sono pronta a dare il via ai miei magici riti, che prevedono un controllo maniacale delle cifre, fino a quando coincidono. Non riuscite a seguirmi? Ci credo, perché tutto ciò ha del demenziale, ma cerco di spiegarvi lo stesso. Quello che deve succedere è che mi accorga alle 10,10 di aver macinato 10 chilometri quando ne mancano altrettanti alla meta. Una tale combinazione numerica (che, vi assicuro, è rarissima) non vi sembra di ottimo auspicio? Quindi, quale momento migliore per perorare (almeno mentalmente, visto che sono in moto) una causa e invocarne il successo?

Per ambizioni più modeste, invece, mi affido alle più semplici  combinazioni dell’orologio: le 16,16 o le 20,20 valgono un certo tipo di desiderio. Che aumenta di valore alle 11,11 o alle 22,22. Oerché si avveri, però,, non basta che io noti il quadrante al momento giusto: è infatti indispensabile che lo “onori” con un applauso. Ma sono in moto ed è difficile mollare il manubrio, quindi va benissimo aprire e chiudere le mani (rispettivamente su freno e frizione) come in una specie di discreto “ciao, ciao!”.

Se mi rendo conto io che tutto questo è da pazzi, non oso immaginare cosa ne pensiate voi. Eppure vi do un consiglio: quando le cose vanno male e una vicenda che vi sta veramente a cuore vi rende preda della paura, azzardate questa strategia. Perché potersi dire, alle 15,51: «Ma sì, dai, tutto si risolverà alla grande» e avere fino alle 15,52 una tregua da ansia e angoscia, è mica roba da poco. Provare per credere!

Confidenze