Quando mio fratello e io abbiamo litigato

Cuore
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Per futili motivi non ci siamo parlati per un bel po'. Ma alla fine abbiamo capito che eravamo due idioti. E che non avremmo più litigato

Dopo un’adolescenza fumantina in cui mi bastava un niente per accendermi e litigare con chiunque, ho finalmente capito che i buoni rapporti sono una gran cosa.

Un atteggiamento sorridente, disponibile e non troppo rabbioso, infatti, evita momenti spiacevoli e semplifica la vita. Con gli sconosciuti (commessi poco disponibili, camerieri indolenti, operatori telefonici nervosi, automobilisti maleducati). Ma, soprattutto, con le persone a cui siamo profondamente legati.

Ve ne parlo perché l’articolo Così vicini, così lontani (su Confidenze in edicola adesso), che raccoglie testimonianze di parenti e amici che non si sono rivolti la parola per un sacco di tempo, mi ha ricordato un periodo assurdo in cui avevo rotto i ponti con mio fratello.

Il bisticcio era nato, come spesso accade, per una sciocchezza. Eppure, ha visto entrambi su posizioni drastiche, decisi a rinnegarci a vicenda. Una vera idiozia, considerando che io e Michele eravamo così uniti che di più non si poteva.

Fino ad allora avevamo condiviso amici, passioni, serate e vacanze. Insieme ci eravamo sempre divertiti tanto. E tra noi c’era una confidenza pazzesca, al punto da non avere segreti l’uno per l’altra.

Lo stesso, però, da un giorno all’altro ci siamo salutati (anzi, sbattuti giù il telefono). Ma a subire la beffa oltre al danno sono stata di più io. Perché da qualche settimana mio fratello aveva aperto un ristorante frequentato dal nostro giro. E anche chi non prenotava un tavolo, finiva comunque la serata lì.

In pochi mesi, insomma, quel locale era diventato un punto di incontro per tutti, tranne che per me. Che (ecco la beffa) dovevo pure sorbettarmi i racconti di “chi c’era” con le solite frasi del tipo «Ieri da Michele abbiamo visto…». «L’altro giorno da Michele….». «Che ridere da Michele…».

Ovviamente, fingevo che non me ne importasse niente. Ma a rodermi era soprattutto il fatto che una marea di amici vedeva mio fratello e io no.

Per fortuna, a un certo punto la mamma ci ha messo lo zampino, invitandomi (e obbligandomi ad andare) a pranzo proprio da lui. Il quale mi ha accolta neanche fossi Lady Gaga: con un commovente entusiasmo da fan sfegatato. Tant’è che al momento del caffè i nostri rapporti erano tornati a tarallucci e vino.

Quel giorno per me è stato la svolta. Perché mi sono resa conto che litigare quando ci si vuole bene può succedere. Ma non deve lasciare strascichi, dato che il rischio di una situazione irrecuperabile è troppo alto.

L’insegnamento, poi, si è allargato al resto del mondo. Infatti, oggi è difficile che mi metta a sbraitare contro qualcuno che mi supera in coda o mi fa qualche piccolo sgarbo. Preferisco glissare, evitando risse e sangue amaro.

Mentre nel caso di screzi con gente vicina, tento il tutto per tutto purché non si allontani. Ma se non ci riesco, significa che il rapporto era comunque rotto. Quindi, concordo con quanto scritto nell’articolo di Confidenze: non sempre riappacificarsi è la scelta giusta.

PS. Nel caso mio e di Michele lo è stata. Tant’è che alla fine di quel pranzo ho prenotato un tavolo per la stessa sera. E lui me l’ha trovato!!!

Confidenze