“Riguardo alla paura che gli uomini provano nei confronti delle donne, appare subito chiaro che queste ultime godono di un innegabile vantaggio: la capacità di dare alla luce un figlio e di allattarlo. Un patriarcato di migliaia di anni, la condanna al rogo delle streghe o la proclamazione dell’invidia del pene non possono bilanciare il fatto che le donne (e solo loro) possono vantare una capacità molto più esistenziale del sollevamento pesi o del parcheggiare perfettamente. (…) Non c’è però bisogno che la donna sia madre, perché l’uomo impari a temerla. La fondamentale paura degli uomini per l’altro sesso è una conseguenza di quella nei confronti delle emozioni. Le donne, infatti, rappresentano il loro mondo emotivo e in particolare quelle emozioni che gli uomini tendono a dissociare da sé: dolore, paura, impotenza, ma anche dedizione, passione, tenerezza. In genere le emozioni si avvicinano all’uomo tramite la figura della donna. (…) Agli uomini le donne appaiono creature così sconosciute e imprevedibili perché hanno reazioni emotive che loro non riescono a capire immediatamente. E questo non perché si tratti di emozioni specificamente femminili, non lo sono affatto. Il problema è che spesso vi è loro impedito l’accesso. La donna è per l’uomo una sorta di specchio magico: gli mostra come anche lui potrebbe essere se solo se lo permettesse, se non avesse imparato ad allontanare quegli impulsi per ribadire la propria mascolinità. La donna rispecchia agli occhi dell’uomo la sua interiorità. Bella, ma anche inquietante”.
“Nulla! Non sanno dire nulla!”. È stata questa affermazione, questa esclamazione, recitata a metà tra commedia e tragedia all’interno di una libreria in Corso Buenos Aires a Milano da una donna di mezza età (credo sia necessario specificare, in questi tempi in cui siamo tutti ‘ragazzi’ fino a novant’anni, che con ‘mezza età’ intendo quello che in effetti vuol dire in riferimento all’età media della donna, quindi quarant’anni o giù di lì) a catturare la mia attenzione.
Mi sono girata per cercare di decifrare l’argomento che aveva stimolato una reazione così sanguigna e verace: tra le mani, curatissime, stringeva una copia di questo libro, un tascabile, che ha dalla sua un grande merito, un titolo accattivante accompagnato da un sottotitolo ammiccante (“le emozioni nascoste dell’animo maschile”) e corredato da un’ illustrazione perfettamente in linea con tutto il resto, un uomo che sussurra qualcosa di incomprensibile alla sua donna che dalla sua cerca, con gli occhi sgranati, di decifrare il messaggio.
Il mezzo è il messaggio, affermava McLuhan riferendosi ai mezzi di comunicazione di massa. La stessa affermazione può essere traslata al mondo maschile, territorio marziano per ogni donna e, in fondo, anche per il genere ‘celeste’ stesso.
“Ahahahahah!”, ha continuato la donna di cui sopra, “le emozioni nascoste! Perché, adesso gli uomini avrebbero anche delle emozioni?”, ha chiesto sventagliando in aria il manualetto rivolgendosi alle due amiche che sghignazzavano di riflesso. “Questo andrebbe letto!”, ha sentenziato aprendolo e leggendo qualche riga. “No, ma non fa ridere, è tipo roba psicologica, già mi ha fatto venire i nervi”, spenta la risata, abbassato il tono di voce, la signora ha rimesso il libro al suo posto ed è sparita dal mio campo visivo.
Süfke è uno psicologo e lavora come psicoterapeuta soprattutto con gli uomini. La lettura del suo libro, poco meno di 200 pagine, è consigliata ad entrambi i sessi. Gli uomini spesso non riescono a comunicare le loro emozioni alle donne ma non è solo questo: gli uomini tendono a non permettere ai propri istinti emotivi di venire in superficie. Quello che non riescono a dire alle donne non riescono a dirlo anche a loro stessi. Quali i motivi, personali e culturalmente radicati? È questione di insensibilità o solo di ‘idiomi’ diversi? Chi sono questi uomini, nostra croce e nostra infinita delizia?
Abbigliatevi da astronaute e siate pronte al lancio verticale. Buon viaggio!
Biörn Süfke, Quello che gli uomini non sanno dire, Feltrinelli
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