Anno 1957, Carosello, Cesare Polacco nei panni dell’ispettore Rock: «Anch’io ho commesso un errore. Non ho mai usato brillantina Linetti». Anno 2004, vita reale, Alberta di Giorgio: «Anch’io ho commesso un errore. Ho sottovalutato il fatto che i miei figli soffrissero per la separazione dei loro genitori (cioè, mio marito e io, ndr)». Ma se errare è umano, a volte perseverare è meno grave. Così, se continuando a snobbare la miracolosa brillantina (dal 57 al 68) l’infallibile ispettore si è semplicemente ritrovato calvo, io, che il mio sbaglio l’ho commesso solo una volta, ancora oggi ne pago le conseguenze. Ossia, continuo a chiedermi come possa essere stata così stupida e superficiale.
A mia discolpa c’è da dire che quando a separarsi sono stati i miei genitori, in famiglia non ci sono stati drammi. Quindi, perché non pensare che la storia si ripetesse? In realtà, a fare la differenza probabilmente è stata l’età dei ragazzi (di questo si parla sul numero di Confidenze in edicola questa settimana, nell’articolo Separarsi è più facile con i figli grandi? Dipende).
Al momento dell’addio tra mamma e papà, mio fratello e io avevamo 9 e 7 anni. Ai miei adorati cucciolotti, invece, vedere la fine del matrimonio dei loro genitori è toccato a 15 e 14. In piena adolescenza e con tutti i problemi che questo difficile periodo comporta, insomma, si sono ritrovati in casa soli con me. E poco importa che i rapporti con il mio ex marito siano sempre stati idilliaci, al punto che in molti si sono chiesti perché diavolo ci fossimo separati: una famiglia rotta è comunque una famiglia rotta. E hai voglia di raccontare ai ragazzi le solite ovvietà del tipo «Non cambia nulla, saremo sempre i vostri genitori». Per loro tutto cambia.
Per fortuna, il tempo aiuta. Infatti, dopo l’assestamento, ognuno di noi ha preso atto (e poi anche accettato) la nuova situazione. E oggi, dopo più di 10 anni, abbiamo trovato un equilibrio niente male, anzi. La nostra è diventata una famiglia tanto allargata quanto stretta. Siamo, insomma, un ossimoro: liberi come il vento eppure uniti come un clan. E se ancora organizziamo programmi tutti insieme è solo ed esclusivamente perché lo desideriamo proprio. Di questo, ormai, ne sono consapevoli anche i ragazzi che (forse, spero, me lo auguro) ci hanno finalmente perdonati.
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