Alla domanda del test che trovate sul numero di Confidenze in edicola questa settimana, Sai sintonizzarti con tuo figlio? mi piacerebbe davvero poter rispondere con un bel «Sì» convinto. Invece, come un’alunna che non ha studiato perché pensava di trovare in classe la supplente, mi ritrovo a titubare. E con la mente che fa riaffiorare due ricordi. Il primo: a una festa danzante, un’amica si avvicina e mi dice «Guardavo mia figlia ballare ed ero piena di orgoglio. Ma mi sono accorta che lei guardava me in preda al disagio». Secondo ricordo: leggendo un’intervista a Donatella Versace, scorre sotto i miei occhi questa affermazione: «I miei figli sono la mia ragione di vita. Ma non posso affermare che lo stesso valga per loro».
Eccola qui, insomma, la cruda verità: durante l’adolescenza dei propri ragazzi si può andare più o meno d’accordo, ma sintonizzarsi senza la minima interferenza è impossibile. D’altronde, come potrebbe essere il contrario? Tu li ami sempre e comunque, qualunque cosa accada e nonostante siano in un’età davvero infelice. Mentre loro, complice appunto l’età infelice, ti vivono come un ostacolo e una presenza fastidiosa. Così, quando i teneri batuffolini si trasformano in irriconoscibili belvette con idee, gusti e ambizioni difficilmente in sintonia con i tuoi, inizia il Medio Evo dei genitori, ovvero il periodo più buio del ruolo che ricoprono.
All’inizio la situazione può essere buffa. Per esempio, quando i maschi si rimangiano la promessa di sposare la mamma appena diventano grandi e concentrano i loro interessi sulle compagne di banco. Oppure, quando le femmine smettono di guardare il papà come un principe azzurro e lo vivono come il più mondiale degli scassapalle.
Da questi segnali, di solito le cose tendono a peggiorare. Ma se anche non accade, la mielosa famiglia si prepara comunque a non essere più il bazar della sintonia: si creano schieramenti, nascono litigi, discussioni e tensioni che i grandi cercano di appianare con critiche e autocritiche, mentre i piccoli (ferocissimi) alimentano solo con critiche (altrettanto feroci).
D’altronde, questo è il loro modo di diventare adulti e da tanta aggressività non c’è scampo. Per fortuna, l’inferno a un certo punto finisce. E se magari noi poveri genitori ne siamo usciti provati, chissà che l’esperienza non ci abbia insegnato almeno qualcosa per il futuro. Tipo, a diventare (prima o poi) dei nonni capaci di sintonizzarci con nostro nipote.
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