È stata tra le più apprezzate del numero 32 di Confidenze. Ti dedico il silenzio è la storia vera di una nostra lettrice, raccolta da Antonella Tomaselli. Ora potete rileggerla sul blog
Noi donne siamo capaci di amare senza riserve, con sincerità assoluta. Sappiamo anche quando è il momento di fare un passo indietro e di aspettare che sia l’altro a capire cosa vuole. A me è successo con Nathaniel
Storia vera di Pina O. raccolta da Antonella Tomaselli
Qualcuno balla. Altri chiacchierano. Sono tutti in coppia. Io no. Anzi, penso che me ne andrò. Che ci faccio qui? Ok, ci sono mia sorella e il suo fidanzato. E i loro amici. Ma adesso mi sono stancata. Finirò il succo di frutta che sto bevendo e poi me ne andrò.
«Ciao, mi chiamo Loretta. Posso presentarti un mio amico? Vorrebbe tanto conoscerti» mi dice una giovane sconosciuta dall’aria frizzante. Mi sorride. La guardo un po’ stupita. Le sorrido. E, a sorpresa, sento la mia voce esclamare: «Perché no?». La seguo mentre si destreggia sicura tra la folla. Si ferma al lato opposto del locale, davanti a un tipo interessante. Si gira maliziosa verso di me e mi sussurra in un orecchio: «È lui». Mi sorride di nuovo e sparisce veloce in mezzo a coppiette che stanno ballando. Io guardo il tipo, leggermente imbarazzata. Lui guarda me. «Carina la tua amica» mi dice indicando la direzione in cui è sparita Loretta.
«Veramente non è mia amica. Mai vista prima. Mi ha detto che è amica tua e che volevi conoscermi» dico tutto d’un fiato.
Lui scoppia in una risata. «Ha detto così anche a me! Che mi avrebbe presentato una sua amica che voleva conoscermi». Adesso ridiamo tutti e due, insieme. «Sono Nathaniel» mi dice allungando la mano verso la mia.
«Pina» pronuncio, mentre le nostre mani si incontrano.
Mi chiede: «Balliamo?». E siamo già vicini, cullati dalla musica. Poi ci sediamo su due poltroncine accanto a un tavolino basso. Lui va a prendere qualcosa da bere e, mentre aspetta al bar, io cerco con gli occhi Loretta. La individuo e rapidamente la raggiungo. La prendo per un braccio. «Perché?» le chiedo d’impulso.
Lei sorride. «Mi piace. Eravate soli tutti e due. Insieme state bene. Per me è un gioco. Un gioco bello. Lo faccio spesso. Do una mano al destino».
Ecco, è così che ci siamo conosciuti io e Nathaniel. Strano, vero? Quanto meno inusuale. Non ho mai più rivisto Loretta.
Quella sera, io e lui, la passammo a chiacchierare fitto. Quando uscimmo dal locale Nathaniel mi accompagnò alla mia macchina. Mentre ci congedavamo mi chiese, direi come da manuale, il mio numero di telefono. Stavo già guidando verso casa quando mi resi conto di non aver salutato mia sorella e il suo fidanzato. Pazienza. Nathaniel occupava già tutti i miei pensieri.
Il giorno dopo cominciarono ad arrivarmi suoi messaggi a raffica. Ma io stavo un po’ sulle mie. Mi dicevo: magari è sposato. Non volevo di certo sfasciare una famiglia. Ma lui insisteva tanto!
Alla fine accettai un invito a cena. Fu una serata fantastica. Ed era ormai notte alta quando ci fermammo sotto casa mia a parlare per ore. Quella volta andammo a fondo nella conversazione, spogliandoci di tante riserve, aprendoci totalmente. Io gli raccontai delle mie storie passate, delle battaglie vinte e di quelle perse, di mio figlio che viveva lontano. Lui mi parlò delle sue figlie, della separazione dalla moglie, della grande passione per i cavalli. Era ormai davvero tardi ed eravamo un po’ assonnati quando pensai che Nathaniel aveva un’ora e più di strada da fare per rientrare. Così, di pancia, gli proposi di dormire da me. Solo dormire! Io in camera mia e lui in quella degli ospiti. Glielo dissi proprio d’istinto, perché sentivo di potermi fidare di lui. Che bello il giorno dopo ritrovarci insieme in cucina per un caffè!
Da quella volta cominciammo a frequentarci con assiduità. Ogni fine settimana. E scoprimmo quanto stavamo bene insieme. Mi piaceva Nathaniel perché era semplice, vero, autentico in ogni gesto e in ogni parola. Anche lui apprezzava le stesse qualità in me. Una bella storia che mi rendeva felice. La vivevo al presente, assaporandone ogni momento. Mi caricava di energia, di voglia di vivere, di gioia. Che effetti strabilianti fa l’amore! Noi e i nostri weekend magici di cui eravamo assoluti protagonisti, eravamo tutto il mondo. E mi sentivo ricca, euforica, infinita. Le stelle, i fiori, la musica: tutto aveva un profumo speciale. Però con l’andar del tempo mi resi conto che stavo trascurando troppo i doveri e alcuni aspetti della mia vita. D’altra parte durante la settimana ero completamente concentrata nel mio lavoro e il sabato e la domenica totalmente persa in oceani d’amore. Senza un attimo di respiro. E tutto il resto?
P
roposi a Nathaniel di vederci un weekend sì e l’altro no. Gli sembrò una buona idea: anche lui avrebbe potuto dedicare del tempo alle figlie e ai suoi hobby. La nostra storia continuava: una soave vertigine. Era cominciata piano, seguendo le curve delle nostre affinità e traducendosi poi in una dolce e calda poesia. Stavamo insieme da un anno quando accadde una piccola cosa.
Piccina. Ma per me destabilizzante. Mi accorsi che Nathaniel aveva su Facebook numerose amicizie femminili. Tutte donne che posavano in modo provocatorio, mettendo in mostra con malizia il meglio di loro stesse. E c’erano i commenti di Nathaniel: sciami di cuoricini. Mi sentii travolgere da un mix di delusione e rabbia. Credevo che io e lui non ci nascondessimo niente, che fossimo sempre veri uno di fronte all’altra.
Invece… Invece ero solo io a essere vera. Glielo dissi, pensando che forse mi stavo giocando tutto, ma non potevo tacere. Quello fu il nostro primo litigio, la prima burrasca. Ma dopo tanta sua insistenza ritornò il sereno. Toccai il cielo con un dito in una vacanza meravigliosa a Dubai. Io, lui e mio figlio con la sua fidanzata. Due coppiette meravigliose. Sembravamo tutti ragazzini. Ed eravamo felici. Mi piaceva anche quella complicità che si andava creando tra mio figlio e Nathaniel. Eravamo come una famiglia, quella che a mio figlio non avevo potuto dare.
Questo è l’unico vero e profondo rimorso della mia vita. Ero giovanissima quando fuggii dal grande amore perché lui era sposato. Distrutta e disperata, mi aggrappai a Francesco, il primo ragazzo che mi sorrise. E rimasi incinta. Ma non era amore e ognuno di noi proseguì per la propria strada. Mi ritrovai a crescere da sola il mio bellissimo ragazzo. Io e lui, senza suo padre. Una famiglia a metà. Piango ancora per questo.
Ecco, a Dubai, con la tenerezza di Nathaniel e con la gioia contagiosa di mio figlio, vissi la magia che abbraccia le favole più belle. Un ricordo che custodirò per sempre nel mio cuore.
Fu un po’ di tempo dopo che qualcosa cambiò di nuovo. Piccoli segnali quasi impercettibili, ma che noi donne sappiamo cogliere. Un ritardo nel rispondere a un messaggio. Un’attenzione in meno. Un’intensità che sfumava perdendo la sua essenza di fuoco. Glielo dissi: «Voglio riguardare il tuo diario Facebook».
Mi passò il suo telefono. Un’ora e mezza per scorrere le sue attività di un mese. Ancora e solo foto di donne dallo sguardo ammaliante, fitte di commenti a doppio senso, oltre al solito sciame di cuori rossi. Quella notte non facemmo l’amore. Ero prigioniera di una grande amarezza. Il mattino dopo eravamo entrambi zuppi di tristezza. Uno di fronte all’altra. Lui mi sollevò con dolcezza il mento, mentre mi diceva piano: «Guardami negli occhi».
Ma io non potevo. Li tenevo bassi. Sapevo che se l’avessi guardato gli avrei buttato le braccia al collo e mi sarei stretta a lui. Non mi nascondevo di essere ancora molto innamorata e non volevo. Ci lasciammo così.
Gli scrissi: “Non mi importa se passerà un giorno, un anno, una vita, ti dedico il silenzio… Ma se vorrai tornare, allora tu dovrai dedicarmi la sincerità”. E subito dopo mi sentii crescere dentro una nuova forza. Per me la trasparenza, la fiducia, la lealtà sono valori intoccabili. Senza di loro finiamo per perderci.
Care amiche che leggete, dedico a tutte, me compresa, un ultimo pensiero, fondamentale per la nostra serenità: è la verità che ci rende libere. Bisogna trovare sempre il coraggio di seguire ciò che ci indica la nostra anima. Un uomo ci può tradire in tanti modi. Ma noi non dobbiamo mai tradire noi stesse. ●
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