Del numero di Confidenze in edicola adesso (il primo del 2023!), l’articolo che mi sono letta subito è Con sei figli in allegria, perché parla di quello che fin da piccola è stato un mio sogno: avere una famiglia numerosa.
Invece, sono cresciuta con un fratello. E quando mi sono sposata, ho messo al mondo solo due (adorabili) struffolini. Eppure, i miei clan (di origine e quello che mi sono creata) sono sempre stati lo stesso affollati giorno e notte.
La possibilità e la voglia di invitare amici sia a pranzo sia a dormire, infatti, hanno invaso la mia casa di bambina. E, più avanti, di adolescente che amava portare tra le mura domestiche gente e gioiosa confusione.
Tutto questo è stato bellissimo. Però, ben diverso dal vivere in un nucleo pieno di parenti. Che, è vero, rischiano anche di rivelarsi serpenti. Ma con i quali nascono comunque legami del tutto particolari, fortissimi nel bene e nel male.
Nel mio caso, per esempio, nel benissimo. Più giovane di due anni esatti (siamo nati entrambi l’8 gennaio), mio fratello è stato davvero tanto per me. Un compagno di giochi impareggiabile. Una spalla che mi copriva quando ho iniziato a fare cose di nascosto dai genitori. E da adulti, un amico che più fidato non si poteva.
Non solo: essendo così uniti, insieme abbiamo raddoppiato le nostre amicizie (mi amigo es tu amigo). Tant’è che ancora oggi, nonostante lui non ci sia più, io continuo a frequentare molte persone del suo “giro”.
Essere circondata da gente che conosco da una vita, però, non mi risparmia dai momenti di tristezza dell’essere ormai una figlia unica. Perché non esistono genitori né prole che possano sostituire l’importantissima figura di un fratello. In assoluto una cosa a sé.
La prova lampante la forniscono i miei figli. Nati a raffica uno dietro l’altro (quando aspettavo il secondo, guardando il pancione c’era chi si interrogava sulla mia gestazione da elefante che sembrava non finire più), i due hanno vissuto in simbiosi fino a quando hanno potuto prendere le loro strade. Diametralmente opposte.
D’altronde, definirli il giorno e la notte è riduttivo. In più, essendo maschi e coetanei, spesso si trasformano in galli nel pollaio. Eppure, c’è un qualcosa tra loro che niente e nessuno potrà mai distruggere. Ed ecco il motivo per cui penso che una famiglia numerosa sia una pacchia: perché permette a tutti gli elementi che la compongono di ruotare intorno alla stessa orbita. Fornendo l’opportunità a ogni pianeta di avvicinarsi e allontanarsi, ma senza mai uscire dalla loro galassia.
Un sogno a occhi aperti? No, visto che conosco una famiglia con cinque figli in cui le cose vanno più o meno così.
Tutti i ragazzi si vogliono un bene dell’anima. Detto questo, a seconda delle fasi della vita sanciscono alleanze fluttuanti. Ma mai pericolanti, perché sono uniti dal doppio ruolo che cementifica i rapporti dei fratelli: subalterno rispetto ai genitori, ma paritario tra di loro.
Non finisce qui. Più figli ci sono, più nelle famiglie si alimenta la memoria storica. Il che sarebbe un patrimonio preziosissimo anche per i posteri. Invece, visto che secondo l’Istat in Italia oggi ogni nucleo mette al mondo una media di 1,24 bambino, la scenetta della nonna che racconta le gesta del parentado ormai scomparso a uno stuolo di nipotini è destinata a scomparire
Per fortuna io, con la mia quota due figli, ho superato la statistica. Il che significa che se i miei figli mi imiteranno, da vecchierella potrò sperare di intrattenere ben quattro bimbotti con i ricordi del passato e del nostro albero genealogico.
In caso contrario, chiederò alla mia amica con cinque ragazzi di invitarmi a casa sua.
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