Dopo tanto femminismo, la condizione delle casalinghe è rimasta più o meno la stessa. Dietro gli elettrodomestici più sofisticati c’è sempre attaccata una donna in funzione della casa.
E quante mani ha? In una l’aspirapolvere in una il computer nell’altra il biberon, la biancheria sexy i vecchi da curare. Non è una lagnanza, è quasi una vanteria. A questa attività da giocolieri un po’ siamo costrette, ma un po’ gioca in noi l’euforia di una libertà nuova e incompleta, che ci illude dei superpoteri: vogliamo fare tutto, ci crediamo capaci di tutto.
Maschi approfittatene, non saremo mai più così. E infatti ne approfittano: per primo il nostro Stato. L’Italia è una repubblica fondata sul sacrificio delle donne.
Casalinghe lo siamo tutte, lo sappiamo bene, pure quelle che lavorano fuori, e al ritorno rabberciano la casa come possono.
Ma qui voglio riportare l’iniziativa di una casalinga a tempo pieno, che forse è un’ispirazione. “Noi siamo le uniche lavoratrici senza alcun diritto. Lavoro in nero, e gratuito. Non ci spetta nemmeno un giorno di ferie. Beh, io me le prendo. Mollo la famiglia una volta all’anno, per un mese, anche divisibile in quattro settimane staccate. Purché da sola, purché non sappiano dove sono: mi do alla macchia, vado dove nessuno si aspetta niente da me. NON essere chiamata…che riposo!
I primi tempi ero piena di rimorsi, come faranno a casa? Trovarono il modo. Capirono che lavoro facevo. E quando torno, c’è più rispetto. Non sono ricca. O mi faccio ospitare da un’amica, magari due strade più là, o faccio lavoretti provvisori. Per non scoppiare, per non avvelenare me e gli altri, per amarli meglio. Curarsi degli altri è compito sacerdotale, ma si finisce guardiane di mutande e calzini. Quando credi d’essere libera, in un nugolo di minime schiavitù il vortice familiare ti riacciuffa.
Tutti gli anni, tutti i giorni è troppo. Non si può avere rapporto con i familiari solo attraverso i loro rifiuti, alla lunga ti contamina. Più che ferie, le mie sono una ricreazione di sé, un vedermi con i miei occhi, un riprendere contatto con qualcuno su cui dovrei sempre poter contare, me stessa”.
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