“La sera, davanti allo specchio del bagno, lui vedeva una donna giovane e un uomo vecchio. Secondo Orwell a cinquant’anni ognuno ha la faccia che si merita, ma Edward era convinto che per lui quel momento fosse già arrivato alla soglia dei quarantotto. C’erano giorni in cui le rughe del sonno non scomparivano.
Si rese conto che lui e Ruth, senza accorgersene, erano finiti in una tragica dinamica legata all’età. Lei si era adattata, invece che al carattere, agli anni del marito. Sì, era andata così: Ruth diventava più vecchia a causa sua, e questo faceva diventare anche lui più vecchio di quanto già non fosse. Quando era nudo in presenza della moglie evitava di piegarsi in avanti, perché sembrava che pancia e petto si staccassero dallo scheletro e cadessero giù in pieghe informi, e per raccogliere il tappo del dentifricio si abbassava sulle ginocchia. Sforzandosi di non lamentarsi. Forse era quello il suo dolore, pensava, quello che Buddha aveva definito una delle principali fonti di sofferenza: la chiara consapevolezza del declino. Immaginava che con una donna della sua età sarebbe stato diverso, sarebbero dignitosamente invecchiati insieme, chiudendo con discrezione gli occhi davanti al decadimento dell’altro.
Lui e Ruth non sarebbero diventati vecchi insieme. Lui lo era già e, se la demografia applicava le sue leggi generali, non sarebbe vissuto abbastanza per vederla arrivare a quella fase. Cosa non avrebbe dato per poter tornare ai primissimi tempi, quando quei pensieri non lo tormentavano. La sensazione di trionfo quando l’aveva conquistata! Ma adesso, sei anni più tardi, sapeva che era un premio impossibile da rivendicare. Quella che all’inizio era sembrata una vittoria, diventava una lotta impari”.
Wow!!! Wow! Superwow! È vero, non è una lunga estate calda, questa. Però qualche momento di afa arriverà di certo e allora io voglio consigliarvi un Iperborea, un libro che viene dal nord Europa, clima fresco, a volte freddo, quasi sempre, se sali sempre più su, anche meravigliosamente secco. Adoro la letteratura che viene dall’Olanda in su, gli autori sono bravissimi a dribblare luoghi comuni e banalità, un forte senso del reale li porta a ritrarre l’immaginario in modo strettamente coerente con i nostri tempi.
Tommy Wieringa è un giornalista ma scrive anche libri strepitosi (vi segnalo anche Questi sono i nomi, finalista al Premio Strega Europeo) e questo è davvero un gioiello (anche come manufatto: gli Iperborea sono deliziosi nel loro formato originalissimo e per la bellezza delle copertine, vere e proprie opere d’arte da esporre in ogni angolo delle nostre case e da utilizzare al posto di inutili e poco capienti borsette): Edward è un ricercatore, studia la mutazione del virus H5N1 (l’aviaria), si è occupato di HIV. Non si è mai sposato ma un giorno si è innamorato all’istante del sedere di Ruth, giovane studentessa in sociologia. Lei, evviva e wow, ricambia. Vanno a vivere insieme. Fanno un bimbo. E qui comincia la tragedia, quella umana, quella individuale. Gli anni di differenza, la formazione, le esperienze di vita, cominciano a farsi sentire e ad allontanare i due corpi che tanto si erano calamitati. Edward cede alle lusinghe di una ricercatrice più giovane della moglie. Il suo matrimonio, un fuoco d’artificio, si spegne banalmente. La giovane amante lo tradisce. La moglie lo allontana dal loro bambino. Anche il lavoro gli sfugge dalle mani.
Wieringa ritrae una generazione di vecchi giovanotti in difetto di crescita nonostante i titoli accademici in modo perfetto, ci risparmia da un lieto fine banale ma consegna al protagonista e a noi le lenti per poter correggere una miopia cavalcante che rischia di farci schiantare in continuazione contro tutti e tutto.
Un romanzo bello, ricco di atmosfere dotte, elegante e sferzante e gelido come il mare del Nord.
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