“Ma che cos’era la felicità se non un eccesso, una condizione impossibile da mantenere, in parte perché era un concetto troppo difficile da esprimere? Non ricordava di essere stato in grado, da bambino, di dare una definizione di felicità: c’erano solo tristezza, paura e l’assenza di entrambe, e quest’ultima era la sola cosa di cui avesse bisogno o che desiderasse”.
Comincio dalle controindicazioni. Millenovantuno pagine. Lo scrivo a lettere perché non si creda sia un errore e che siano refusi l’uno o lo zero o il nove o l’ultima unità. Un Sellerio dal peso reale davvero notevole, quasi un oggetto da palestra se utilizzato chiuso o da ortopedico se letto da sdraiate a pancia in su: lo dico subito, evitate. L’unico modo per leggerlo è da sedute o sdraiate sì ma con la pancia in giù. L’ebook no, non è una soluzione. Questo libro va toccato, inalato, respirato, accarezzato, inzuppato di lacrime.
Raccontare in poche righe la trama di Una vita come tante è impossibile. Un po’ come per Anna Karenina e Delitto e castigo: cosa si può dire? Storia di una donna che si innamora ma poi si butta sotto a un treno?
Storia di un uomo e di una donna, di uno Stato sottomesso alla follia di un ideale politico scellerato, della solitudine e della povertà come vitamine cattive che fanno crescere la rabbia e armano la mano anche del più gentile fra gli umani? No.
Ci sono grandi storie che non si esauriscono con gli eventi ma con la stratificazione degli attimi che tra quegli eventi si insinuano, con i momenti di silenzio, senza azione.
La Yanagihara ha descritto dei caratteri fantastici, un gruppo di amici, un corollario di comparse forte e necessario per spiegare quello che i protagonisti non possono dire.
New York, cornice dorata e barocca, fa da contenitore alle vite di Willem, JB, Malcolm e Jude, soprattutto Jude, centro di gravità fragilissimo ma permanente di tutto il lunghissimo racconto.
Conosciamo i quattro da giovani e percorriamo le loro vite a lungo, con la velocità e la lentezza delle camminate che portano da Low Manhattan ad Harlem, chilometri che attraversano una città e creano un mondo.
Cosa accade? Accade tutto quello che può accadere in una vita. Accade essere figlio, essere buono e poi ribellarsi, accade amare e poi smettere, accade vivere come dovesse essere per sempre e poi senza che qualcuno possa davvero capire come, perché, morire.
Accade vivere Una vita come tante, credere di averne afferrato il senso, attraversare correndo, saltando zoppicando trascinandosi, appoggiandosi alla sua interminabile brevità.
Hanya Yanagihara, Una vita come tante, Sellerio
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