Mai stata gelose di una gatta? Io sì.
Vanessa era una dolcissima siamesina di due mesi, quando è arrivata in casa nostra. Traumatizzata da un’adozione precedente finita male, era diffidente, ma anche una buona forchetta e una giocherellona, come tutti i cuccioli.
Sapevo che i siamesi scelgono in famiglia una persona come referente privilegiato (non si può parlare di padroni, nel caso dei gatti) e davo per scontato che lei avrebbe scelto me: è vero che era stata mia figlia a volere un micino, ma lei all’epoca non aveva neanche tre anni e nessun gatto affiderebbe a un bambino la sua sopravvivenza… E mio marito fino a quel momento aveva avuto solo cani, non ci sapeva fare coi gatti. Non era il tipo giusto. Credevo.
Invece, Vanessa (è lei, nella foto) ha scelto lui. E soltanto lui, comportandosi, nel tempo, sempre meno come la gatta di famiglia e sempre più come un’amante possessiva. Aspettava il suo rientro la sera, si lasciava accarezzare e pettinare solo da lui, pretendeva di dormirgli vicino, alzandosi e andandosene con quel modo sdegnoso che hanno i gatti quando io cercavo di occupare il mio posto nel letto. Quando poi lui era malato, si piazzava ai suoi piedi, senza muoversi, come un’infermiera infaticabile, finché mio marito non si rialzava.
«Sei gelosa» diceva lui. E sì lo ero… ma di lui o della gatta? Mi sentivo snobbata da quel felino, che non voleva saperne di me. Ma non c’era niente da fare.
È stato lui, qualche anno fa, ad accompagnarla verso il suo ultimo viaggio. E se n’è andata proprio il giorno di San Valentino.
Oggi abbiamo altre tre gatte, diverse per carattere, razza e indole. Ma lui non dimenticherà mai la sua Vane. Proprio come il protagonista della storia Musina del n 32.
E voi, avera avuto esperienze di amicizia, fedeltà, amore con un gatto?
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