Io, che ho fatto la varicella a 36 anni

Cuore
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Ho preso la varicella da mia figlia di due anni. Abituata a una salute di ferro, sono tornata bambina: spaventata e capricciosa davanti alla malattia.

Confesso: ho una salute di ferro e per più di 30 anni sono sempre stata bene. Che vuol dire: pochissimi raffreddori, zero influenze, nessuna, dico nessuna, malattia infettiva.

 

Poi mia figlia Elisa ha iniziato il nido e, in un attimo, un’epidemia di varicella ha travolto prima lei e poi me. E mentre la piccola affrontava vesciche e crosticine entusiasta e saltellante, tra una partita a Chi urla più forte e l’ennesimo coretto sulle note di Il coccodrillo come fa, io sono crollata. Ko, a terra, kaputt.

 

Febbre a 39, brividi, mal di testa, faccia da “Mi hanno punto tre milioni d’insetti”, ho chiamato il medico credendo che mi avrebbe perlomeno ricoverata in isolamento per un anno. Invece: «Signora, basta un po’ di talco mentolato, al massimo una Tachipirina, e passa tutto». Aveva ragione lui, probabilmente. Ma io, che per la prima volta stavo davvero male (ed ero segretamente, be’ ora un po’ meno, convinta che non sarei sopravvissuta alla malattia), mi aspettavo qualcosetta di più.

 

È andata a finire che una sera, esasperata dal prurito e dalla frustrazione, ho chiamato il pediatra della piccola che, impietosito dalla mia disperazione, mi ha prescritto una terapia un po’ più strong fatta di pastiglie per fortuna insapori e lozioni un po’ troppo appiccicose per i miei gusti. Bingo, finalmente potevo curarmi “per bene”!

 

Tre giorni, un po’ di talco e molte pastiglie dopo, stavo meglio. Ero spossata e ancora devastata da crosticine varie. Ma la febbre e i dolori erano spariti. E nel giro di un’altra settimana è scomparso tutto. Merito del caro buon vecchio talco mentolato oppure della cura superarticolata del pediatra? Poco importa, dal momento che ora sono sana come un pesce.

 

E voi che, come me avete avuto “il piacere” di fare la varicella da adulti, come la avete affrontata?

Confidenze