di Tiziana Pasetti
Trama – In luglio Edgar compirà 103 anni. Ancora un momento è una raccolta preziosa di testi personali, politici, sociologici, filosofici e letterari del filosofo e sociologo francese. Una raccolta “tascabile” dal contenuto gigantesco. Si parte con la Remissione, note a margine di una lunghissima vita ancora densa di presenza di spirito e pensiero. Poi Missione, la missione dell’intellettuale, la coscienza della coscienza e la difesa delle scienze umane, la pretesa di guardare ad esse e trattarle nello stesso modo in cui vengono trattate quelle che non necessitano dell’aggettivo di appoggio. L’ombra della storia, pagine in cui trasuda la necessità di riconoscere la malleabilità del passato, un tempo plastico nelle mani dei narratori di turno: mirabili le pagine dedicate ai fatti sottovalutati e occultati della Seconda guerra mondiale. Poi Cambiamo strada, un capitolo dedicato al senso della democrazia, alle sue potenzialità, alle sue trappole (la democrazia presume una pluralità di idee che si confrontano e che si oppongono, l’avversario esprime non l’errore ma un altro aspetto della realtà); alla medicina e alle medicine; al degrado dell’alimentazione; alle donne iraniane (la grande rivoluzione femminile è in marcia. Le sue attuali eroine sono in Iran, combattono per loro stesse e anche per la libertà dell’uomo. Mi inchino davanti a loro).
Un assaggio – “Attaccamento” è la parola etologica per indicare amicizia e amore, termini che non dovremmo più riservare alla sola umanità. Non riscontriamo questi sentimenti solo nei nostri cani o gatti domestici, ma anche tra individui della stessa specie e a volte di specie diverse – cosa che peraltro non impedisce, come accade tra noi umani, l’aggressività e l’assassinio. Amo soprattutto gli uccelli, dal passero al condor e, in particolare, le rondini che solcano il cielo, a volte turbinando insieme molto in alto nell’aria, per poi d’un tratto passare come bolidi sotto i miei occhi. Le aspetto con impazienza ogni primavera e sono d’un tratto felice nel vederne riapparire il volteggio. Fra tutte le religioni, capisco di più quelle che adorano il Sole e quelle che venerano la Luna. Per questo sento profondamente la Sovranità assoluta di Inti, il dio Sole degli inca. In cima al Machu Picchu, ho provato come evidente l’adorazione dei suoi sudditi e devoti. Il mio amore mistico per la Luna mi viene dal culto verso mia madre, Luna, scomparsa quando avevo dieci anni. La contemplo con pietà quando è piena, come ancora ieri sera. Sento la gioia estetica nel contemplare le bellezze della vita, della natura, del Sole, della Luna, delle stelle. E, al tempo stesso, provo una fervente comunione e fusione, quasi mistica, tra il mondo in me e me nel mondo. Sento anche la semplice gioia di essere in vita, una gioia diversa dalla gioia di vivere, che presuppone un ardore che ormai provo solo attenuato.
Leggerlo perché – Ricordo quando arrivò in via Salaria 113, a Roma, in facoltà. Studiavo le scienze umane e scoprivo quanto queste fossero ardue, faticose, un ponte per la pace umana, personale e sociale. Edgar parlò per un’intera mattina nella nostra aula, un’aula non grandissima a piano terra: le sue parole, il suo pensiero, la sua gioviale sapienza, trasformarono quel luogo in una rappresentazione in scala del Mondo. Parlammo di comunicazione, con lui, questa arma a doppio taglio che avvicina i popoli, le persone, e che riesce ad allontanarli, a fomentare le incomprensioni, l’odio. Il suo approccio transdisciplinare, il suo grido d’allarme “attenzione, il destino dell’umanità è un percorso comune a tutti i suoi gruppi e nessuno può vincere per un tempo troppo lungo e definitivamente; l’unica soluzione è il dialogo e il confronto reale” è diventato la base della mia ricetta di vita. Sentite quanto suona bene: “Senza negare le nazioni, senza negare le differenze, senza negare le originalità, un destino umano comune all’interno di una Terra-Patria”.
Edgar Morin, Ancora un momento, Raffaello Cortina Editore
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