Dalla parte di lei di Alba de Céspedes

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Un manuale di liberazione per tutte le donne che cercano la felicità

Un uomo, forse, non potrà comprendere come, nel grande casamento dove abitavamo, tutto si muovesse in virtù dell’amore; neppure gli uomini che vivevano con noi se ne avvedevano. Essi credevano che l’amore fosse stato per le loro compagne solo una breve favola, una leggera esaltazione necessaria per procurarsi il diritto d’essere padrona in una casa, aver figli, e dedicare, poi, tutta la vita ai problemi del mercato e della cucina. Sì, effettivamente essi pensavano che l’odore dei cibi, il peso della sporta sul braccio, i lunghi pazienti rammendi e le lezioni di asticelle impartite ai bambini, potessero sostituire il romanzo d’amore che era stato alla radice dei loro incontri. Conoscevano così poco le donne da credere che quello fosse davvero il disegno e l’ideale della loro vita. «È una donna frigida» confidavano agli amici, con un sospiro: «si occupa solamente della casa, dei figliuoli». E, attraverso queste facili conclusioni, rifiutavano di far credito a un problema di cui non volevano accettare l’impegno e la responsabilità. Tuttavia sarebbe bastato ascoltare i discorsi che le donne facevano quando erano sole e che troncavano al sopraggiungere degli uomini, come i bambini all’avvicinarsi dei genitori; o far caso ai libri posati sul comodino, nelle camere ove, in molti casi, con loro uno o due bambini dormivano; o notare il modo che le donne avevano di aprire la finestra dopo cena, con un lieve sospiro. (…) Nessuno di loro si domandava che cosa l’essere donna rappresentasse. E nessuno intuiva che ogni gesto, ogni abnegazione, ogni eroismo femminile rispondeva a un segreto desiderio d’amore”.

Questo romanzo, pubblicato dalla de Céspedes nell’agosto del 1949, io l’ho letto quando avevo diciotto anni e, in parte, è stata la mia maledizione, in parte il mio battesimo crudo.

Alessandra è nata a Roma e cresce nel quartiere Prati. Prima di lei era nato Alessandro. Ma Alessandro è morto, aveva solo tre anni, se l’è preso il Tevere, un incidente. Alessandra cresce ascoltando le note che escono dal pianoforte di mamma Eleonora, una musica disperata. Mamma Eleonora che è stata madre forse solo una volta, mamma di Alessandro, poi il dolore l’ha fatta partorire ancora ma non le ha restituito il cuore. Non è bastato prendere un nome e replicarlo sostituendo una o con una a. Eleonora avrebbe potuto salvarsi, forse. Se avesse seguito il suo istinto, quello che aveva un altro nome di uomo, diverso da quello di suo marito. Se fosse stata libera di liberarsi dal peso di un lutto umano e da un lutto sentimentale. Se l’è presa il Tevere. Non è stato un incidente.

Alessandra viene spedita in Abruzzo, che senza madre, sola, a Roma non può stare. O almeno così dice suo padre. In Abruzzo Alessandra si innamora di Francesco, un professore, un uomo infiammato dalla passione politica. Questo amore sarà per lei prima la spinta per lasciare una terra che non sente addosso, poi una chiave per conoscere se stessa, poi una condanna.

Vi lascio il finale, un finale drammatico e geniale, tutto da scoprire. Vi invito a fare vostro questo Manuale di Liberazione, questa apparente sconfitta, questa denuncia dell’indifferenza, questa narrazione elegantissima, questo grido.

C’era sempre quel velo fitto tra me e la felicità”.

Alba de Céspedes, Dalla parte di lei, Mondadori

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